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  • Il Decreto-legge 19/2024 e le Novità della Patente a Crediti in vigore dal 1° ottobre 2024

    Il mondo del lavoro è in costante evoluzione, e con esso, le normative che ne garantiscono la sicurezza e l'efficienza. Una delle novità più discusse e significative degli ultimi tempi è l'introduzione del Decreto Legge 19/2024, entrato in vigore come parte del “pacchetto sicurezza sul lavoro” annunciato a seguito delle trattative tra il Governo, le rappresentanze sindacali e datoriali, dopo il tragico crollo di Firenze del 16 febbraio 2024. Questo decreto segna un punto di svolta, implementando il sistema della patente a crediti per i lavoratori dei cantieri, un cambiamento radicale destinato a influenzare profondamente il settore della sicurezza sui luoghi di lavoro. Le novità entreranno in vigore dal 1° ottobre 2024 secondo quanto emanato dal decreto legge 2 marzo 2024 n19). In questo articolo, esploreremo le implicazioni di questo decreto. Indice Novità del Decreto Legge 19/2024 Obblighi e Applicabilità Rilascio della Patente a Crediti Crediti, Decurtazioni e Reintegro Implicazioni per Imprese e Lavoratori Autonomi Obblighi Formativi e Requisiti Sanzioni e Decurtazioni di Crediti Procedure di Reintegro e Esoneri Conclusioni Cos'è il Decreto-legge 19/2024: le novità Principali Il Decreto-legge n. 19 del 2 marzo 2024 introduce misure innovative per rafforzare la sicurezza nei cantieri, modificando significativamente il D.Lgs. 81/2008 e ponendo le basi per un sistema di qualificazione attraverso la patente a crediti per le imprese e i lavoratori autonomi coinvolti in attività temporanee o mobili. Il Decreto-legge 19/2024 introduce quindi un nuovo concetto di patente a crediti, rivoluzionando così l'approccio alla sicurezza sul lavoro. Questa innovativa misura fa parte del “pacchetto sicurezza sul lavoro” che segue la scia di importanti discussioni governative e sociali innescate dal tragico evento di Firenze. Questo sistema prevede che ogni lavoratore inizi con un certo numero di crediti, che possono essere persi in caso di violazioni delle norme di sicurezza o guadagnati attraverso la partecipazione a corsi di formazione e aggiornamento. Con questa misura, il legislatore punta a creare un ambiente di lavoro più sicuro e consapevole, incentivando comportamenti virtuosi e sanzionando le condotte negligenti. Obblighi e Applicabilità Il decreto stabilisce che, a partire dal 1° ottobre 2024, le imprese e i lavoratori autonomi attivi nei cantieri dovranno essere in possesso di una patente a crediti. Questo documento digitale, rilasciato dall'Ispettorato nazionale del lavoro, serve a certificare la qualificazione in materia di sicurezza sul lavoro, con l'obiettivo di ridurre gli infortuni e migliorare le condizioni lavorative​ nonché qualificare le imprese positivamente (in caso di punteggio pieno) o negativamente (in caso di infortuni e/o carenze) secondo requisiti basati sulla salute e sicurezza del lavoro. Rilascio della Patente a Crediti Per ottenere la patente, è necessario soddisfare specifici criteri, che includono l'iscrizione alla Camera di Commercio, il completamento degli obblighi formativi per datori di lavoro, dirigenti, preposti e lavoratori, così come il possesso del Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC), del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), e del Documento Unico di Regolarità Fiscale (DURF). Questi requisiti assicurano che le imprese e i lavoratori autonomi operino in conformità con le normative vigenti, promuovendo le stesse in un ambiente di lavoro sicuro e regolamentato​ Crediti, Decurtazioni e Reintegro La patente inizia con un punteggio di trenta crediti. Violazioni delle normative di sicurezza, incidenti o inadempimenti formativi possono portare a decurtazioni di questi crediti. Una dotazione inferiore a quindici crediti impedisce l'operatività nei cantieri, sottolineando l'importanza del mantenimento di buone pratiche di sicurezza. Le sanzioni amministrative per la mancanza della patente o per un punteggio insufficiente vanno da 6.000 a 12.000 euro​​​​. Il decreto prevede anche meccanismi per il reintegro dei crediti persi, che possono essere riacquistati mediante la partecipazione a corsi formativi specifici. Ogni corso consente di recuperare fino a cinque crediti, con un limite massimo di quindici crediti recuperabili in questo modo. Inoltre, esistono incentivi per le imprese che adottano modelli di organizzazione e gestione conformi alle normative, con la possibilità di ottenere un aumento di cinque crediti​​​​. Questo sistema di patente a crediti si propone come uno strumento dinamico per incentivare il miglioramento continuo delle condizioni di sicurezza nei cantieri, premiando le imprese e i lavoratori autonomi che si impegnano attivamente in questo senso. Implicazioni per Imprese e Lavoratori Autonomi L'introduzione della patente a crediti rappresenta un cambiamento significativo nel settore della costruzione, incidendo profondamente sulle modalità operative di imprese e lavoratori autonomi. Obblighi Formativi e Requisiti Il decreto legge pone un forte accento sugli obblighi formativi, rendendoli un pilastro fondamentale per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi. La formazione continua diventa un requisito imprescindibile per il mantenimento della patente a crediti e, di conseguenza, per la possibilità di operare nei cantieri. Questo approccio non solo garantisce un aggiornamento costante sulle normative di sicurezza ma promuove anche una cultura della prevenzione. Sanzioni e Decurtazioni di Crediti Le violazioni delle normative di sicurezza hanno ora conseguenze dirette sulla patente a crediti, con decurtazioni che riflettono la gravità delle infrazioni. Questo sistema punisce non solo l'inosservanza delle misure di sicurezza ma incentiva attivamente l'adozione di comportamenti virtuosi. Le sanzioni pecuniarie per l'operatività senza patente o con un punteggio insufficiente sottolineano l'importanza di aderire alle normative, con multe significative che vanno da 6.000 a 12.000 euro. Procedure di Reintegro e Esoneri La normativa prevede meccanismi per il reintegro dei crediti persi, permettendo alle imprese e ai lavoratori autonomi di recuperare la piena operatività previa partecipazione a corsi di formazione accreditati. Questo aspetto sottolinea l'importanza della formazione continua e della capacità di aggiornamento come mezzo per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. Inoltre, il decreto prevede esoneri per le imprese che dimostrano un alto livello di qualificazione, come quelle in possesso dell'attestato di qualificazione SOA, riconoscendo così l'eccellenza e promuovendo un modello virtuoso all'interno del settore. Conclusioni L'introduzione della patente a crediti dal Decreto Legge 19/2024 rappresenta un punto di svolta per la sicurezza nei cantieri, delineando un futuro in cui la formazione, la responsabilità e la conformità alle normative sono fondamentali. Questo sistema innovativo mira a elevare gli standard di sicurezza, premiando le imprese e i lavoratori autonomi che si impegnano attivamente nella prevenzione degli infortuni e nella promozione di un ambiente di lavoro sicuro. Per le imprese e i lavoratori autonomi, adeguarsi a queste novità non è solo un obbligo normativo ma rappresenta un'opportunità per migliorare le proprie competenze, la sicurezza e, di conseguenza, la qualità del lavoro offerto. Se hai bisogno di supporto contataci compilando il form che trovi a questa pagina.

  • Distacco dei Lavoratori: responsabilità e obblighi del distaccatario e distaccante

    In un mercato del lavoro dinamico e sempre più flessibile, il distacco dei lavoratori rappresenta una pratica diffusa che consente alle aziende di rispondere efficacemente a esigenze operative temporanee. Questo articolo si concentrerà sugli obblighi specifici del Datore di Lavoro che accoglie i lavoratori di altre aziende, fornendo tutte le indicazioni necessarie per navigare con sicurezza in questo complesso ambito normativo. Indice Definizione e funzionamento del Distacco del Personale Obblighi di Comunicazione La Normativa di Riferimento Le Responsabilità di Distaccante e Distaccatario Sicurezza sul lavoro in presenza di distaccati Conclusioni Definizione di Distacco del Personale Il distacco del personale si verifica quando un lavoratore è temporaneamente trasferito da un'azienda (distaccante) ad un'altra (distaccatario) per un periodo limitato, mantenendo il legame contrattuale con l'azienda di origine. Questo meccanismo permette una maggiore versatilità gestionale e risponde a specifiche necessità produttive o progettuali. Riportando la definizione dell'articolo 30, c.1 del Decreto legislativo 276/2003: il distacco si configura quando un datore di lavoro, per soddisfare un proprio interesse, pone temporaneamente uno o più lavoratori a disposizione di altro soggetto per l’esecuzione di una determinata attività lavorativa. Come funziona il Distacco lavorativo? Il distacco inizia con un accordo tra il lavoratore, l'azienda distaccante e quella distaccatario. Durante il distacco, il lavoratore svolge la sua attività sotto la guida e la supervisione del distaccatario, pur rimanendo formalmente impiegato e retribuito dal distaccante. È importante che il distaccatario fornisca al lavoratore tutte le informazioni e la formazione necessarie per svolgere il lavoro in sicurezza, rispettando le normative vigenti in materia. Obblighi di Comunicazione Per garantire la conformità con le normative vigenti e assicurare una comunicazione efficace tra le parti coinvolte nel processo di distacco, il datore di lavoro che effettua il distacco, noto come distaccante, deve seguire procedure di comunicazione dettagliate e precise. Questo include non solo l'informare il lavoratore distaccato sulle specificità del suo nuovo ruolo e ambiente di lavoro presso il distaccatario ma anche l'assicurarsi che tutte le parti rilevanti, comprese le autorità competenti in materia di lavoro e sicurezza sul lavoro, siano debitamente informate prima dell'inizio del distacco. La comunicazione deve essere tempestiva, ben prima dell'inizio del distacco, per consentire una pianificazione adeguata e l'attuazione di tutte le misure per la sicurezza e il benessere del lavoratore distaccato. Deve includere dettagli come la durata prevista del distacco, la localizzazione specifica del posto di lavoro presso il distaccatario, e una descrizione chiara delle mansioni che il lavoratore sarà chiamato a svolgere. Inoltre, è fondamentale che il distaccante fornisca al distaccatario tutte le informazioni rilevanti riguardanti le competenze, le abilità e le eventuali esigenze specifiche del lavoratore, incluse quelle relative alla sicurezza e alla salute sul lavoro. Questo passaggio è essenziale per permettere al distaccatario di adempiere ai propri obblighi di sicurezza e prevenzione in modo efficace. La comunicazione dovrebbe anche stabilire chiaramente le responsabilità di ciascuna parte in termini di formazione e equipaggiamento di protezione individuale (DPI) necessario, assicurando che non ci siano ambiguità riguardo al mantenimento degli standard di sicurezza. Questo processo di comunicazione accurato e dettagliato contribuisce a creare un ambiente di lavoro sicuro e protetto per il lavoratore distaccato, garantendo al contempo che tutte le parti siano pienamente consapevoli dei loro rispettivi doveri e responsabilità. La Normativa di Riferimento Questo fenomeno è regolamentato, per il settore privato, dal Decreto Legislativo 276/2003, a seguito dell'implementazione della legge 14/2003 (nota come "Legge Biagi"). Le norme attuali (Decreto Legislativo 81/08 e successive modifiche) insieme a numerose decisioni della Corte di Cassazione, hanno chiarito quali siano i doveri relativi alla salute e sicurezza sul posto di lavoro che incombono sia sul distaccante che sul distaccatario, stabilendo anche le condizioni di lavoro, inclusa la retribuzione e la tutela dei diritti dei lavoratori distaccati. Queste norme assicurano che il lavoratore distaccato riceva trattamenti non inferiori a quelli dei dipendenti del distaccatario, particolarmente in termini di salute e sicurezza sul lavoro. Le Responsabilità di Distaccante e Distaccatario In generale possiamo dire che il distaccante ha il dovere di garantire la continuità del rapporto di lavoro, provvedendo alla retribuzione e al rispetto dei diritti del lavoratore. Deve inoltre assicurarsi che il distaccatario sia informato sulle competenze e le abilità del lavoratore, oltre a comunicare tempestivamente il distacco alle autorità competenti. Invece il distaccatario dal lato suo assume la responsabilità della gestione quotidiana del lavoratore, garantendo il rispetto delle normative di sicurezza sul lavoro. È tenuto a integrare il lavoratore nell'ambiente di lavoro, fornendo la necessaria formazione specifica sulla sicurezza e assicurando condizioni di lavoro eque. Quali sono gli obblighi specifici? Nel contesto del distacco lavorativo, la ripartizione degli obblighi legati alla prevenzione e protezione è definita dall'articolo 3, comma 6, del Decreto Legislativo 81/08. In particolare, questa disposizione stabilisce che "nei casi di distacco del lavoratore, come previsto dall'articolo 30 del D.Lgs. 10/09/2003 e successive modificazioni, tutti i doveri di prevenzione e protezione spettano al distaccatario, fatta eccezione per il dovere del distaccante di fornire al lavoratore le informazioni e la formazione sui rischi generalmente associati alle mansioni oggetto del distacco". Il destinatario del servizio lavorativo è quindi responsabile di assicurare la sicurezza nell'ambiente di lavoro dove tale servizio viene svolto. Ad esemplificare, una sentenza della Corte di Cassazione del 2014 ha sottolineato la responsabilità del distaccatario relativa all'obbligo di assicurare la sicurezza generale dell'ambiente di lavoro, estesa a tutte le persone presenti, inclusi i lavoratori distaccati da un'impresa all'altra, anche se per un breve periodo e per un compito specifico. In questo caso specifico, relativo a un infortunio grave di un lavoratore distaccato durante il trasporto di grandi lastre di vetro, si è evidenziato che "era dovere dell'imputato, data la sua esperienza, fornire indicazioni a operai meno esperti sul corretto posizionamento delle lastre contro il muro" (Cassazione Penale, Sezione IV, 10/07/2014, n. 30483). Anche se può sembrare che la responsabilità in materia di salute e sicurezza sul lavoro ricada quasi esclusivamente sul distaccatario, è importante riconoscere che la giurisprudenza ha costantemente evidenziato l'importanza delle responsabilità condivise tra entrambe le figure coinvolte nel distacco. Sicurezza sul lavoro in presenza di distaccati Al datore di lavoro che accoglie i lavoratori distaccati nella sua azienda, tendiamo a suggerire una serie di pratiche, con l'obiettivo ultimo di garantire la prevenzione e la tutela in ambito di sicurezza sul lavoro per i suddetti lavoratori, tra cui: Stabilire insieme al datore di lavoro che distacca i lavoratori, i dettagli contrattuali del distacco e, più in generale, le sue condizioni operative. Procedere con un'accurata analisi dei rischi lavorativi come previsto dall'articolo 28 del Decreto Legislativo 81/08; Comunicare ai lavoratori le eventuali necessità di sorveglianza medica speciale o l'esposizione a rischi particolari legati alle loro funzioni; Provvedere alla formazione dei lavoratori distaccati sulle procedure da seguire in caso di situazioni d'emergenza; Dotare i lavoratori degli Equipaggiamenti di Protezione Individuale (DPI) necessari in base alle attività che saranno chiamati a svolgere; Organizzare controlli medici di sorveglianza sanitaria, qualora si renda necessario un loro rinnovo anticipato prima dell'assegnazione a specifiche mansioni o se la loro validità scade durante il periodo di distacco; Assicurare che gli ambienti di lavoro, nonché le attrezzature, gli impianti e le macchine presenti, siano sicuri e salubri; Prevedere sessioni di addestramento specifiche, se ritenute necessarie; Monitorare che il lavoratore aderisca a tutte le norme di prevenzione e protezione stabilite. È importante sottolineare che il datore di lavoro originario mantiene la piena responsabilità legale nei confronti del lavoratore distaccato, essendo l'unico con il potere di modificare il contratto di lavoro o di intraprendere azioni disciplinari. Il datore di lavoro ospitante può segnalare eventuali comportamenti che potrebbero giustificare l'adozione di misure disciplinari (come, ad esempio, la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro), ma non ha l'autorità di applicarle direttamente. Conclusioni Il successo del distacco lavorativo dipende da una gestione attenta, che rispetti le normative sulla sicurezza e salute sul lavoro e ponga al centro la tutela dei lavoratori distaccati. La comunicazione aperta tra distaccante e distaccatario è essenziale per definire le responsabilità e garantire condizioni di lavoro sicure e eque. Collaborare con esperti come noi può semplificare la gestione del distacco, assicurando conformità e protezione per tutti i lavoratori coinvolti. Contattaci se dovessi aver bisogno di un supporto professionale.

  • Gli errori più frequenti nella valutazione dei rischi

    Indice Introduzione Principali criteri di valutazione del rischio Come può aiutarti il DVR? Le situazioni lavorative più rischiose Gli errori più comuni con il DVR I tre pilastri base per la valutazione del rischio infortunio Come evitare questi errori Conclusioni Introduzione Nel mondo del lavoro, la sicurezza è una priorità assoluta. Tuttavia, alcune volte vengono commessi alcuni errori nella fase iniziale di valutazione dei rischi che possono portare a conseguenze gravi. In questo articolo, esploreremo i più comuni errori nella valutazione dei rischi e come evitarli, garantendo un ambiente di lavoro sicuro e conforme alle normative vigenti. Principali criteri di valutazione del rischio La valutazione dei rischi è un processo critico che richiede attenzione e precisione. I principali criteri includono: Identificazione dei pericoli: Riconoscere tutti i potenziali pericoli nell'ambiente di lavoro. Valutazione dell'esposizione: Determinare quanto frequentemente i lavoratori sono esposti ai pericoli identificati nel primo step. Analisi delle conseguenze: Valutare la gravità delle possibili conseguenze in caso di incidente. Implementazione di misure preventive: Sviluppare e adottare strategie per mitigare o eliminare i rischi identificati. Come può aiutarti il DVR? Come abbiamo visto nell'articolo precedente, Un Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) completo ed efficace deve includere: Identificazione dei rischi: Elenco dettagliato di tutti i pericoli presenti nel luogo di lavoro. Valutazione del rischio: Analisi del livello di rischio associato a ciascun pericolo. Misure di prevenzione e protezione: Strategie e azioni implementate per ridurre i rischi. Programmazione delle misure preventive: Pianificazione nel tempo delle azioni preventive e delle verifiche periodiche. Le situazioni lavorative più rischiose Alcune situazioni lavorative sono più pericolose di altre. È fondamentale riconoscere e valutare adeguatamente i rischi in: Ambienti di lavoro industriali con macchinari pesanti. Laboratori chimici e biologici, dove il personale è a contatto con sostanze pericolose. Gli errori più comuni nella valutazione dei rischi Una corretta valutazione dei rischi è fondamentale per garantire la sicurezza sul lavoro. Tuttavia, durante questo processo, possono verificarsi errori che compromettono l'efficacia delle misure di prevenzione. Ecco alcuni degli errori più comuni: 1. Valutazione Superficiale dei Pericoli: A volte, i rischi vengono valutati in modo superficiale, senza considerare tutti i possibili scenari di pericolo. È essenziale analizzare ogni aspetto del luogo di lavoro e le attività svolte per identificare tutti i potenziali rischi. 2. Mancato Aggiornamento della Valutazione: I luoghi di lavoro sono dinamici, con cambiamenti che possono introdurre nuovi rischi. Una valutazione dei rischi che non viene regolarmente aggiornata può diventare obsoleta, lasciando i lavoratori esposti a pericoli non riconosciuti. 3. Non Coinvolgimento del Personale: I lavoratori hanno una conoscenza diretta dei rischi associati alle loro attività quotidiane. Non coinvolgerli nel processo di valutazione dei rischi può portare a una comprensione incompleta dei pericoli. 4. Inadeguata Formazione e Comunicazione: La valutazione dei rischi deve essere accompagnata da una formazione adeguata per i lavoratori e da una comunicazione chiara sulle misure di prevenzione e protezione. La mancanza di formazione e di comunicazione può portare a una mancata comprensione o ad un'errata applicazione delle procedure di sicurezza. 5. Utilizzo di Dati Non Aggiornati o Non Specifici: Affidarsi a dati obsoleti o non pertinenti per la valutazione dei rischi può portare a una comprensione distorta dei pericoli reali. È essenziale utilizzare informazioni aggiornate e specifiche per il contesto lavorativo in questione. Riconoscere e affrontare questi errori è cruciale per garantire una valutazione dei rischi efficace e per mantenere un ambiente di lavoro sicuro e protetto. I tre pilastri base per la valutazione del rischio infortunio La valutazione del rischio infortunio si fonda su tre pilastri: Prevenzione: Implementazione di misure di sicurezza per evitare incidenti. Protezione: Utilizzo di attrezzature di sicurezza e formazione adeguata dei lavoratori. Preparazione: Piani di emergenza e formazione per gestire gli incidenti in modo efficace. Come evitare questi errori TQSA, con oltre 10 anni di esperienza nella realizzazione di documentazione per la sicurezza sul lavoro, è il partner ideale per evitare gli errori comuni nella valutazione dei rischi. Offriamo: Consulenza esperta: Supporto di specialisti nel campo della sicurezza sul lavoro a 360°. Soluzioni personalizzate: Documentazione e strategie adattate alle specifiche esigenze della tua azienda. Formazione continua: Corsi per i lavoratori per garantire una consapevolezza costante dei rischi. Conclusioni Evitare gli errori nella valutazione dei rischi è fondamentale per garantire un ambiente di lavoro sicuro e conforme alle normative. Affidandoti all'esperienza di TQSA, puoi contare su un partner affidabile e competente nella realizzazione di documentazione di sicurezza sul lavoro. Non compromettere la sicurezza: scegli l'esperienza e la professionalità di TQSA. Hai trovato interessante l'articolo? Facci sapere se anche tu hai sperimentato questi errori nel DVR. commentando qui sotto.

  • Documentazione Sicurezza sul Lavoro: quali sono i documenti obbligatori?

    La sicurezza sul lavoro è un aspetto fondamentale per ogni impresa, soprattutto in settori ad alto rischio come le autofficine, le logistiche o altre attività del settore produttivo. Una gestione efficace della documentazione sicurezza sul lavoro non solo è obbligatoria per legge, ma è anche un passo cruciale per garantire un ambiente di lavoro sicuro e conforme alle normative vigenti. Oggi vedremo quali documenti sono necessari, come gestirli e come mantenerli aggiornati. Non ti resta che approfondire leggendo qui sotto. Indice: Documentazione di Sicurezza sul Lavoro: Cosa Devi Sapere Il Testo Unico della Sicurezza Il DVR è obbligatorio? Conservazione e Gestione della Documentazione di Sicurezza Conclusioni Documentazione Sicurezza sul Lavoro: documenti fondamentali Quali sono i documenti della sicurezza sul lavoro? Questa è una domanda che riceviamo spesso dai titolari di attività che si affidano a noi. La documentazione di sicurezza sul lavoro è un elemento cruciale per ogni impresa. Comprende diversi documenti, tra cui: il documento di valutazioni dei rischi (il famoso DVR), valutazione rischi specifici (Chimico, rumore, movimentazione manuale carichi,…), procedure di emergenza come pratiche antincendio, documenti per lavori in appalto (POS, DUVRI), piani di formazione per i dipendenti, nomine figure responsabili della sicurezza (RSPP, RLS, Medico competente, addetto antincendio e primo soccorso,…), Idoneità medica dei lavoratori. La corretta gestione di questa documentazione è essenziale per prevenire incidenti e garantire la sicurezza dei lavoratori. Il Testo Unico della Sicurezza: Documentazione Minima Richiesta Il Testo Unico sulla Sicurezza stabilisce le normative per la sicurezza sul lavoro nelle aziende Italiane, definendo la documentazione minima obbligatoria che ogni azienda deve possedere. Questi documenti includono la valutazione dei rischi, la nomina dei responsabili della sicurezza, le procedure di emergenza, le attestazioni di formazione e i dispositivi di protezione individuale (DPI). Il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR): è obbligatorio? Il DVR è un elemento chiave nella documentazione di sicurezza sul lavoro. In Italia il DVR è obbligatorio per ogni azienda che abbia almeno 1 lavoratore ed è il mezzo con cui il datore di lavoro individua le misure di sicurezza che devono essere adottate all’interno della propria attività. Questo documento è la pietra miliare della documentazione di sicurezza sul lavoro. Essendo un documento molto tecnico sappiamo che è anche molto difficile da redigere internamente se non si lavora in questo settore. Per questo motivo molti imprenditori si affidano ad aziende, come la nostra, per avere un supporto per la stesura di documenti obbligatori per la sicurezza. In questo modo possono essere sicuri che tutte le informazioni più importanti vengano incluse e quindi l'azienda risulta conforme alle leggi. Conservazione e Gestione della Documentazione di Sicurezza La conservazione e la gestione efficace della documentazione di sicurezza sono aspetti chiave. Devono essere facilmente accessibili, ma al tempo stesso protetti e aggiornati. Potresti valutare di archiviarli digitalmente per garantire una facilità d'accesso ovunque tu ti trovi. Ovviamente nessuno ti vieta di archiviarli all'antica in classificatori. Questa è una scelta assolutamente libera. Conclusione La gestione efficace della documentazione di sicurezza sul lavoro è un pilastro fondamentale per la sicurezza e il successo di ogni impresa. Inoltre, investire nella sicurezza sul lavoro e nella corretta documentazione non è solo un obbligo legale, ma una scelta strategica per la salute e il benessere dei lavoratori. Contattaci per un preventivo personalizzato per la tua azienda.

  • Incidenti sul lavoro in aumento

    Nell'articolo di oggi andremo a porre luce su una tematica molto attuale ovvero quella degli incidenti sul lavoro. Purtroppo, seguendo le statiche, è un grafico con un trend in aumento. Ma quali sono le cause principali degli incidenti e quali conseguenze pratiche subiscono le aziende? Indice: Introduzione Analisi delle Cause Principali Statistiche e Tendenze Attuali Impatto sugli Imprenditori e sull'Azienda Conclusione 1. Introduzione Gli incidenti sul lavoro rappresentano una delle principali problematiche nel panorama lavorativo italiano. Sempre più spesso i giornali scrivono articoli su infortuni e incidenti sul lavoro. Le statistiche degli ultimi anni infatti evidenziano una crescente frequenza di questi eventi, che si traducono non solo in drammatiche conseguenze per i lavoratori coinvolti, ma anche in costose ricadute per le aziende in termini di: perdite economiche, sanzioni, danni all'immagine. In questo contesto, la prevenzione assume un ruolo chiave. Aziende come TQSA, che da oltre un decennio si occupano di sicurezza sul lavoro, pongono l'accento sull'importanza di un ambiente lavorativo sicuro e regolamentato, fornendo strumenti e formazione per prevenire tutto ciò. 2. Analisi delle Cause Principali degli Incidenti sul lavoro Identificare le cause principali che stanno dietro l'incremento degli incidenti sul lavoro è il primo passo verso la loro prevenzione. Diverse ricerche e studi hanno messo in luce fattori ricorrenti che possono essere raggruppati in varie categorie come: la mancanza di una formazione adeguata a eseguire una mansione, inadeguatezza delle attrezzature usate, disattenzione alle norme di sicurezza, la sottovalutazione dei rischi da parte dei lavoratori e dei dirigenti. Un aspetto da non trascurare è la pressione che spesso si esercita sui lavoratori per mantenere alti livelli di produttività, talvolta a discapito delle norme di sicurezza. Questo, combinato con una formazione insufficiente, può portare a una pericolosa sottovalutazione dei rischi e, di conseguenza, a un aumento degli incidenti. 3. Statistiche e Tendenze Attuali Per comprendere l'entità del problema, è utile osservare da vicino i numeri. Le statistiche e le tendenze attuali mostrano un incremento degli incidenti sul lavoro non solo in termini assoluti, ma anche in relazione alla gravità degli infortuni. Secondo i dati rilasciati dall'Inail ad esempio, si è registrato un aumento dei casi di infortunio con un bilancio di 1090 infortuni mortali. I dati parlano chiaro: abbiamo assistito ad un aumento del 21% rispetto all'anno precedente. Questa tendenza ha spinto le autorità a inasprire i controlli e a rafforzare la legislazione in materia di sicurezza sul lavoro. D'altra parte, ha sollecitato le aziende a rivedere le proprie politiche interne, evidenziando la necessità di un partner e consulenti affidabili nel campo della sicurezza sul lavoro. Quali sono i settori più colpiti? Per quanto riguarda gli incidenti sul lavoro sono 3 i settori maggiormente colpiti nel 2022 tra cui la sanità, le aziende manifatturiere e infine i trasporti. Incidente sul lavoro a Pontida (BG) Senza andare troppo lontano, a Pontida, nella bergamasca, un paio di settimane fa un operaio ha perso la vita rimanendo schiacciato da un macchinario. L'azienda era attiva nella produzione di acciaio e l'uomo di 55 anni è rimasto coinvolto nell'incidente all'interno dell'impianto. L'uomo è un'ulteriore vittima che si aggiunge al bilancio degli incidenti che accadono sempre più spesso in Lombardia. Per questo motivo la prevenzione diventa un'attività prioritaria. 4. Impatto sugli Imprenditori e sull'Azienda L'impatto degli incidenti sul lavoro non si limita solo alla sfera personale del lavoratore, ma si estende a tutta l'attività. Le conseguenze per gli imprenditori possono essere severe, variando da interruzioni della produttività a pesanti sanzioni legali, passando per un aumento dei costi assicurativi e, non meno importante, un grave danno alla reputazione dell'azienda. I costi degli incidenti per un'azienda Dal punto di vista economico, gli infortuni comportano diverse spese. I costi diretti includono: le spese mediche, i risarcimenti le sanzioni derivanti dal non aver rispettato le normative di sicurezza. I costi indiretti possono essere meno immediati, ma altrettanto significativi: calo della produzione per chiusura dell'attività, calo della morale dei dipendenti, costi di assunzione e formazione del personale sostitutivo, perdita di clienti a seguito di una reputazione aziendale compromessa. È essenziale per un imprenditore comprendere che investire nella sicurezza non è un costo, ma un investimento che ti ripagherà sempre. Conclusione Gli incidenti sul lavoro sono una realtà che tutti vorremmo evitare. Purtroppo, il numero di questi episodi in Italia è in preoccupante aumento, rendendo la sicurezza sul lavoro un argomento di fondamentale importanza per ogni imprenditore attento e responsabile. La sicurezza sul lavoro non è soltanto una questione di conformità alle norme, ma una vera e propria cultura da instaurare all'interno delle aziende. E chi meglio di noi può guidarti in questo percorso? Contattaci per un preventivo personalizzato per la tua azienda.

  • Ebook Sicurezza sul lavoro

    Se sei un imprenditore o un responsabile della sicurezza di un'azienda sicuramente ti chiederai perché ultimamente si parla spesso di sicurezza e come rendere più sicuro il tuo ambiente. La prima domanda che vogliamo porti è: hai mai riflettuto su quanto tempo, denaro ed energie sei costretto a sprecare per occuparti della sicurezza nella tua azienda? La verità è che probabilmente non sei neanche pienamente cosciente dei costi reali che pesano sulla tua attività a causa di questa enorme responsabilità. Per questo motivo abbiamo scritto un ebook (che potrai scaricare gratuitamente compilando il modulo qui sotto) che aiuta gli imprenditori a comprendere meglio il tema. Cosa Imparerai dall'ebook? Il significato e l'importanza della sicurezza sul lavoro. Le pratiche migliori per un ambiente di lavoro sicuro e sano. Come la sicurezza sul lavoro influisce sul successo di un'attività produttiva. Esempi concreti di imprenditori Inizia oggi stesso a costruire un futuro più sicuro per la tua azienda. Trovi tutto nella nostra ultima guida! 📥 Scarica gratis l'Ebook Sicurezza sul lavoro

  • Dispositivi per rilevare gli angoli ciechi: nuove delibere nel comune di Milano

    Buongiorno, Caro lettore, bentornato nel nostro appuntamento settimanale sulla sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro. Oggi voglio parlarti di un grande passo per il comune di Milano, che attraverso le delibere 971 del 11/07/2023 e 1260 del 21/09/2023 (consultabili sul sito del comune) ha deciso di imporre l’utilizzo dei dispositivi per il rilevamento degli angoli ciechi ad alcune categorie di veicoli per poter accedere nell’Area B. Andando ad aumentare sensibilmente la sicurezza stradale del capoluogo Lombardo. I sistemi di rilevamento degli angoli ciechi (BSD – Blind Spot Detection) sono dispositivi ausiliari alla guida che aiutano i conducenti a rilevare i veicoli, i ciclisti e i pedoni che si trovano nell'area non visibile del loro specchietto retrovisore. Gli angoli ciechi sono le zone intorno al veicolo che non sono visibili al conducente da nessun punto del suo campo visivo. Questi angoli possono essere particolarmente pericolosi durante le manovre di svolta, quando il conducente deve cambiare corsia o quando deve uscire da un parcheggio. I sistemi BSD funzionano utilizzando una varietà di tecnologie, tra cui: Sensori radar: i sensori radar emettono onde radio che vengono riflesse dagli oggetti nell'area dell'angolo cieco. Il sistema utilizza quindi queste informazioni per rilevare la presenza e la posizione di un oggetto. Sensori a ultrasuoni: i sensori a ultrasuoni emettono onde sonore ad alta frequenza che vengono riflesse dagli oggetti nell'area dell'angolo cieco. Il sistema utilizza quindi queste informazioni per rilevare la presenza e la posizione di un oggetto. Telecamere: le telecamere sono montate sui lati del veicolo e registrano l'area dell'angolo cieco. Il sistema utilizza quindi queste informazioni per rilevare la presenza e la posizione di un oggetto. Quando un sistema BSD rileva un oggetto nell'area dell'angolo cieco, avvisa il conducente tramite segnali visivi e acustici. I segnali visivi possono includere luci lampeggianti o indicatori luminosi sul cruscotto. I segnali acustici possono includere un segnale acustico o un avviso vocale. Quali sono i riferimenti normativi in Italia in materia di sensori ad angolo cieco? In Italia non esiste una normativa di riferimento sui sensori degli angoli ciechi. In materia di equipaggiamento dei veicoli a motore destinati al trasporto di persone e al trasporto merci e alla sicurezza della loro circolazione in strada, il nostro Codice della Strada non fa ancora alcun riferimento ai dispositivi di rilevamento e di segnalazione degli angoli ciechi. Le norme europee di riferimento sono: Regolamento UE 2019/2144 relativo ai requisiti di omologazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi, nonché di sistemi, componenti ed entità tecniche destinati a tali veicoli, per quanto riguarda la loro sicurezza generale e la protezione degli occupanti dei veicoli e degli altri utenti vulnerabili della strada; Regolamento UN R151 per sistema Blind Spot Information System for the Detection of Bicycles (BSIS); Regolamento UN R159 per sistema Moving Off Information System (MOIS); Regolamento UN R158 per sistema Devices for means of rear visibility or detection (DRM). I sistemi di segnalazione da installare after market che tipo di certificazione devono avere? I sistemi devono essere conformi alla normativa vigente applicabile in Europa, disporre della marcatura CE e delle principali certificazioni relative alla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (Direttiva 2011/65/UE), alla compatibilità elettromagnetica (Direttiva 2014/30/EU), alle le disposizioni uniformi relative all'omologazione di veicoli riguardo alla loro compatibilità elettromagnetica (Regolamento UN ECE R10), ed in caso di dispositivi dotati di telecamere esterne della Certificazione impermeabilità IP69K. L’installazione dei sensori after market comporta l’aggiornamento del libretto di circolazione del mezzo? No, al momento l’installazione dei dispositivi in argomento non è ricompresa tra i casi che comportano l’aggiornamento del libretto di circolazione (es. passaggio di proprietà). Quali sono i costi e i tempi di installazione dei dispositivi? I tempi di installazione ed i costi variano in base alla tipologia dei dispositivi di segnalazione scelta. In caso di incidente o contenzioso, la presenza dei dispositivi ha valore esimente ai fini di eventuali responsabilità? No, l’equipaggiamento di un veicolo, in caso di sinistro, non solleva da qualsivoglia responsabilità il guidatore. Questa possibilità non è ammessa dall’ordinamento giuridico italiano. Quindi, ad oggi, l’apposizione dell’adesivo c.d. “angolo cieco” e l’installazione del sistema di rilevamento sono condizioni per poter accedere e circolare in deroga nella ZTL Area B del Comune di Milano (e per questo si richiama l’art. 7 co. 9 del Codice della Strada sulle ZTL). Il Comune prevede di erogare dei contributi per le aziende che devono adeguare i veicoli? Attualmente non sono previsti finanziamenti per l’acquisto dei dispositivi di rilevazione degli angoli ciechi. Oltre ai sistemi di rilevamento degli angoli ciechi devono essere applicati anche gli adesivi? L’apposizione sul veicolo degli adesivi di segnalazione degli angoli ciechi è obbligatoria, quindi sì. Gli adesivi da apporre sui veicoli devono essere in italiano? No, l’importante è che il pittogramma sia di chiara interpretazione e che siano posizionati correttamente. Quando entra in vigore l'obbligo dell'installazione dispositivi di segnalazione degli angoli ciechi? Dal 1° ottobre 2023, potranno circolare nella ZTL Area B solo i camion (categoria N3) e gli autobus (categoria M3) che avranno installato i sistemi di segnalazione ottica e/o acustica e/o tattile che allertino il conducente della presenza di pedoni e ciclisti nella parte anteriore del veicolo o e sul lato del marciapiede. Dal 1° ottobre 2024, potranno circolare nella ZTL Area B solo i camion (categoria N2) e gli autobus (categoria M2) che avranno installato i sistemi di segnalazione ottica e/o acustica e/o tattile che allertino il conducente della presenza di pedoni e ciclisti nella parte anteriore del veicolo o e sul lato del marciapiede. Dove posso verificare la categoria del mio veicolo? Al campo J della carta di circolazione del veicolo è indicata la categoria del veicolo (es M2, M3, N2, N3). Sono previste deroghe all’obbligo di installazione dei sistemi di rilevamento degli angoli ciechi? No, per poter circolare in Area B, il Comune di Milano ha introdotto l’obbligo per camion (categoria N2 e N3) e autobus (categoria M2 e M3) di installare sistemi di rilevamento della presenza di pedoni e ciclisti negli angoli ciechi. Posso circolare in Area B se sono in possesso di un contratto di acquisto relativo ai sistemi di rilevamento degli angoli ciechi? Dal 1° ottobre 2023, potranno circolare nella ZTL Area B anche i camion (categoria N3) e gli autobus (categoria M3) i cui proprietari risultino in possesso di un contratto di acquisto relativo a sistemi avanzati capaci di rilevare la presenza di pedoni e ciclisti in prossimità della parte anteriore del veicolo e sul lato del marciapiede e di emettere un segnale di allerta, fino all’installazione del dispositivo e comunque non oltre il 31 dicembre 2024. La copia della documentazione che attesta l’acquisto (ordine di acquisto indicante il numero di kit ordinati, marca e modello) deve essere conservata a bordo del veicolo. Tutti i veicoli devono comunque essere muniti dell’apposito adesivo di segnalazione della presenza dell’angolo cieco. Dal 1° ottobre 2024, potranno circolare nella ZTL Area B anche i veicoli (categoriaN2 e M2) i cui proprietari risultino in possesso di un contratto di acquisto relativo a sistemi avanzati capaci di rilevare la presenza di pedoni e ciclisti in prossimità della parte anteriore del veicolo e sul lato del marciapiede e di emettere un segnale di allerta, fino all’installazione del dispositivo e comunque non oltre il 31 dicembre 2024. La copia della documentazione che attesta l’acquisto (ordine di acquisto indicante il numero di kit ordinati, marca e modello) deve essere conservata a bordo del veicolo. Quali sono i dispositivi di segnalazione degli angoli ciechi consigliati? I sistemi di monitoraggio degli angoli ciechi (Blind Spot Information System, BSIS) sono sistemi che informano il conducente, in maniera tempestiva tramite un segnale ottico e/o acustico e/o tattile, della prossimità di biciclette che potrebbero essere messe in pericolo durante una manovra di svolta, in modo che sia possibile arrestare il veicolo prima che questo incroci la traiettoria della bicicletta. I principali tipi di sistemi di rilevamento degli angoli ciechi sono sviluppati secondo tre tecnologie: sistemi basati su sensori a ultrasuoni utilizzati per rilevare oggetti o veicoli all'interno della zona cieca; sistemi basati su telecamere per fornire feed visivi in tempo reale di qualsiasi oggetto che potrebbe trovarsi nella zona cieca eventualmente dotati di intelligenza artificiale per migliorare la precisione del riconoscimento degli oggetti; sistemi basati su sensori radar per rilevare la distanza e la velocità tra oggetti o veicoli in movimento all'interno della zona cieca. Per poter circolare nella ZTL Area B le apparecchiature devono essere installate almeno in prossimità della parte anteriore del veicolo e sul lato destro dello stesso. Questa indicazione è formulata per essere applicata ai veicoli sviluppati per la circolazione a destra. Nel caso dei veicoli sviluppati per la circolazione a sinistra, l’indicazione deve essere applicata invertendo il criterio indicato. Si raccomanda l’installazione dei sistemi in oggetto, oltre che in prossimità della parte anteriore del veicolo, su entrambi i lati dello stesso al fine di consentire al conducente di avere dalla cabina una visibilità più chiara e precisa di tutto ciò che lo circonda. È necessario un documento per dimostrare installazione dei sistemi di rilevamento degli angoli ciechi? Si per comunicare al Comune di Milano l’adeguamento dei veicoli è necessario richiedere all’installatore di rilasciare una dichiarazione datata e timbrata con l’indicazione della marca e del modello di sensori di utilizzati, del numero di targa e di telaio del veicolo sul quale sono installati. Come si comunica al Comune di Milano l’adeguamento dei veicoli? La comunicazione avviene esclusivamente online sul sito di area B (https://areab.atm.it). Dal 25/09/2023 sarà disponibile il servizio. I documenti da caricare, in formato PDF, sono: la copia fronte e retro del libretto di circolazione; la dichiarazione dell’installatore datata e timbrata con l’indicazione della marca e del modello di sensori di utilizzati, del numero di targa e di telaio del veicolo sul quale sono installati. Nel caso in cui il sistema non sia ancora stato installato, è necessario caricare: la copia fronte e retro del libretto di circolazione; la copia dell’ordine di acquisto indicante il numero di kit ordinati, marca e modello. Quando è attivo il divieto di accesso e circolazione dinamica per i veicoli privi dei sistemi di rilevamento degli angoli ciechi? Il divieto nella ZTL “Area B” è attivo dalle ore 07.30 alle ore 19.30, nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì. È necessario comunicare al Comune l'adeguamento dei veicoli? La comunicazione dell’adeguamento dei veicoli, in questa prima fase, non è obbligatoria ma è raccomandata. Successivamente diventerà obbligatoria e quindi condizione necessaria per poter circolare nella ZTL Area B. Spero come sempre di averti fornito una panoramica completa circa l’argomento trattato, ti ricordo che per qualsiasi informazione io e lo staff di TQSA rimaniamo a disposizione. Alla prossima settimana con un nuovo articolo. Buona giornata!

  • Caso studio: caduta dall'alto

    Buongiorno, Caro lettore bentornato nel nostro spazio dedicato all’informazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. È ormai passato parecchio tempo dall’ultimo caso studio trattato, ma considerando la mole di infortuni avvenuti sul lavoro in quest’ultimo periodo sicuramente non sarai rimasto senza notizie, purtroppo sentiamo quotidianamente, dai telegiornali alla carta stampata, parlare di infortuni e decessi dovuti alla poca attenzione durante lo svolgimento delle attività lavorative. Oggi non andremo ad analizzare fortunatamente un caso di decesso ma parleremo invece di un grave incidente avvenuto all’interno di un’azienda metalmeccanica, dovuto, come molto spesso accade, alla presunzione di sapere esattamente come eseguire un’azione specifica senza badare ai rischi dovuti alle circostanze. Ma partiamo dall’inizio: l’azienda in questione è una nota azienda lombarda di proprietà di due fratelli che produce supporti antisismici per l’edilizia. I due decidono di sfruttare un’occasione acquistando ad un’asta fallimentare due presse per i controlli strumentali dei supporti da loro prodotti. Una volta giunte in azienda le due presse, inizia la fase di ispezione dei due macchinari con un controllo sia delle parti visibili da terra sia verificando gli organi di comando posti nella parte superiore. Proprio durante quest’ultima fase, uno dei due imprenditori, per la verifica degli attuatori della pressa, decide di salire nella parte superiore del macchinario senza utilizzo di nessun tipo di protezione o attrezzatura che agevolasse il raggiungimento del punto interessato in sicurezza. Ad aggravare la già non sicurissima situazione dello “scalatore” vi era inoltre la parte superiore del macchinario, la quale, per agevolare il trasporto, era stata smontata come ben visibile dall’immagine qui sotto. Ma veniamo ora al dunque, durante la salita procedendo in appoggio precario sui montanti del macchinario, l’uomo scivola e cade all’indietro impattando con la nuca direttamente sullo spigolo della suddetta parte smontata ed in particolare sul supporto dedicato al pistone idraulico. Esito della caduta? Ampia ferita al capo con emorragia celebrale, 50 giorni di monitoraggio in neurochirurgia, postumi permanenti e 6 punti percentuali di invalidità INAIL. Perché è avvenuto l’infortunio? Così su due piedi la risposta è molto semplice: c’è stata una mancanza di attenzione, ma da professionisti della sicurezza è bene farne un’analisi più approfondita. Uno dei fattori che ha spinto l’uomo ad affrontare l’improvvisata “scalata” è stata un’errata valutazione del rischio probabilmente dovuta al tentativo di stringere le tempistiche di valutazione del nuovo acquisto. La caduta verso il basso in assenza della presenza della parte superiore, in sé sarebbe stata in qualunque caso grave, con esiti presumibilmente negativi ma, se ci aggiungiamo anche la presenza di un elemento metallico caratterizzato da una forma che presenta degli spigoli il risultato è sicuramente di grave entità. Come si possono prevenire infortuni di questo tipo? Fondamentale è l’elaborazione di una concreta valutazione dei rischi prima di svolgere tali operazioni, in particolar modo se si tratta di attività non consueta su macchinari che non si conoscono bene e di lavori svolti in quota. Utilizzo di idonee opere provvisionali, quando si svolgono lavori in quota, anche solo una semplice scala a castello per operazioni di breve durata. Elaborazione di opportune istruzioni operative e formazione conseguente dei lavoratori, rispetto ad operazioni particolari e pericolose, come ad esempio l’accesso a postazioni in quota. Oggi abbiamo selezionato un caso studio particolare in cui l’infortunato coincideva con il datore di lavoro e le conseguenze le ha pagate lui in prima persona ma come si può evincere dalla vicenda basta poco per farsi molto male e riportare danni permanenti, il semplice utilizzo di una scala a castello avrebbe sicuramente cambiato l’esito della vicenda, probabilmente non ne staremmo nemmeno parlando. Con questo ragionamento dove voglio arrivare?! Voglio farti comprendere che è meglio perdere 2 minuti e munirsi del materiale occorrente a svolgere l’attività in sicurezza piuttosto che affrettare le operazioni e rischiare di farsi del male o in alcuni casi perdere la vita. Ci sentiamo la settimana prossima, buon week end!

  • Caso studio: inalazione di solventi

    Buongiorno Caro lettore, bentornato nel nostro appuntamento settimanale sulla sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro. Come penso tu ben sappia se mi segui da un po’ ciclicamente propongo dei casi studio, analizziamo nel dettaglio near miss o, in casi peggiori, dei veri e propri incidenti per comprenderne gli errori che sono stati commessi e le accortezze che bisogna avere per poterli evitare. Negli altri articoli che trovi nel nostro blog, trattiamo principalmente di formazione e informazione, ma a volte è bene anche trattare temi pratici, e sicuramente scoprire cosa si cela dietro un incidente può essere altrettanto educativo e di esempio per non replicare l’errore. Ma veniamo ora all’accaduto... Il caso studio di oggi è ambientato all’interno di un'azienda di produzione macchinari industriali situata nel Milanese. L’operaio era incaricato alla pulizia del basamento di una pressa di notevoli dimensioni utilizzando del diluente nitro, che per chi non lo sapesse è un prodotto che si usa per diluire antiruggine e vernici, che ha anche un grande potere pulente e solitamente viene impiegato per eliminare residui di colla, grasso e stucco. È di fondamentale importanza sapere inoltre che i vapori prodotti da questo solvente sono 2/3 volte più pesanti dell’aria e quindi tendono a stagnare nelle zone dove vengono utilizzati. Di norma tali lavorazioni vengono svolte all’interno del reparto verniciatura, ma a causa delle notevoli dimensioni della pressa è stata fatta un’eccezione, andando a posizionarla nella fossa di collaudo. Da una prima descrizione della situazione penso si possa facilmente intuire cosa è accaduto, ma andiamo per gradi. L’addetto una volta terminato il turno di lavoro decide di dedicarsi a quest’attività secondaria, rimanendo da solo all’interno del reparto. Inizia così l’attività di grassaggio della superficie del basamento della pressa adoperando il solvente nitro con l’ausilio di una pistola a spruzzo. Pochi istanti dopo l’operaio perde i sensi e viene trovato dopo diverse ore da un collega. L’inalazione dei vapori provenienti dai solventi ha avuto un effetto acuto sul sistema nervoso centrale provocando la totale perdita dei sensi. Portato l’infortunato in ospedale fortunatamente non sono stati diagnosticati danni con postumi permanenti, ma solamente 9 giorni di infortunio. Perché è avvenuto l'infortunio? Diciamo che in questo frangente l’errore non è stato solo uno, ma un susseguirsi di scelte errate che hanno portato alla perdita dei sensi del lavoratore. Vediamo insieme quali sono: L’impossibilità di eseguire l’operazione di pulizia e sgrassaggio nel reparto verniciature, dotato di sistema di aspirazione a causa delle dimensioni del macchinario. Inoltre, l’operazione viene eseguita nella fossa di collaudo, che notoriamente è un ambiente confinato non dotato di un necessario sistema di aspirazione. Secondo quanto ricostruito in un secondo momento il lavoratore ha disperso nell’ambiente una quantità elevata di soventi presenti nella miscela, approssimativamente intorno ai 75 litri. Il lavoratore per accelerare le operazioni utilizza una pistola a spruzzo al posto di stracci imbevuti di solvente, come indicato nel DVR sotto la voce istruzioni operative per lo sgrassaggio. Inutilizzo dei DPI I solventi utilizzati hanno una densità maggiore dell’aria, pertanto si sono accumulati in concentrazioni crescenti verso il fondo della fossa. Quali sono state le criticità organizzative? Sicuramente uno dei punti cardini della sicurezza è venuto a mancare, ovvero la formazione specifica di preposti e lavoratori, che hanno portato a compiere scelte completamente errate e rischiose per il lavoratore. Una delle prime domande che mi sono posto è : ”Per quale motivo ha svolto questo lavoro senza la supervisione di nessun preposto?” Probabilmente il lavoratore svolgeva questa mansione da anni e pensava di essere consapevole, oppure la sua posizione in azienda era tale per cui era lui a prendere decisioni sul suo operato. Tutte ipotesi, l’unica certezza che abbiamo è che vi è la mancanza di una figura fondamentale come quella del preposto che vigila un’attività all’interno di uno spazio confinato. Inoltre, un errata valutazione del chimico rispetto alle modalità di lavoro adottate, nello specifico non sono state idoneamente valutate le proprietà chimico-fisiche e tossicologiche degli agenti chimici che si stavano andando ad utilizzare, il che si traduce nella mancanza di comunicazione da parte dell’RLS di quanto riportato nella scheda dei dati di sicurezza presente all’interno del DVR. Quali possono essere le azioni preventive? Visto e considerato le criticità prima citate le azioni preventive sono parecchie quindi per semplificare la cosa le affronteremo per punti: Effettuare una corretta valutazione del rischio per la salute e per la sicurezza, comprensiva dell’individuazione e dell’analisi delle proprietà pericolose degli agenti chimici presenti e dei rischi associati in aggiunta alla valutazione del contenuto della SDS (asfissia, tossicità per inalazione o contatto, incendio ed esplosione). Con particolare attenzione agli effettivi scenari di esposizione: caratteristiche fisico-chimiche e tossicologiche delle sostanze impiegate, quantitativi utilizzati, tempi di esposizione e modalità operative di utilizzo. Inoltre, ove possibile è da prediligere l’uso di sostanze meno pericolose per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Fornire ai lavoratori ed ai preposti una formazione adeguata e specifica. Implementare procedure di lavoro coerenti con quanto indicato nelle schede di dati di sicurezza e nelle schede tecniche dei prodotti utilizzati in azienda, previa valutazione completa delle informazioni. Eseguire operazioni che prevedono l’impiego di sostanze chimiche pericolose con adeguati sistemi di protezione collettiva (es. cappe aspiranti, ecc.) e con idonei DPI di protezione delle vie respiratorie (maschere con filtro adeguato), della cute e delle mucose. Esporre segnaletica di sicurezza chiara e adeguata rispetto ai rischi presenti ed alle misure protettive da utilizzare. Pianificare adeguate procedure di intervento da attuare al fine di proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori dalle conseguenze di incidenti o di emergenza derivanti dalla presenza di sostanze chimiche pericolose, prevedendo esercitazioni e la messa a disposizione di appropriati mezzi di primo soccorso e dispositivi di protezione individuale. Oggi volevo dimostrarti come la più semplice delle attività ovvero quella della pulizia può avere gravi effetti sulla salute dell’uomo se eseguita senza la giusta attenzione, sottovalutando i rischi che può comportare, figuriamoci quindi attività più complesse. Prestare attenzione a tutti i dettagli non fa di noi gente rompi scatole ma persone scrupolose che tengono alla propria salute e a quella dei nostri colleghi. Spero come sempre di essere stato esaustivo, se ti va di approfondire il rischio chimico che comunque è parte integrante dell’argomento, qui trovi un mio vecchio articolo in cui affronto la cosa in modo molto completo. Se invece le tue curiosità sono altre non ti preoccupare, contattami pure senza problemi, sarò lieto di fare una chiacchierata con te. Alla prossima!!

  • Caso studio: caduta del cassonetto dei rifiuti

    Buongiorno Caro lettore, bentornato nel nostro appuntamento settimanale sulla sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro. Come penso tu ben sappia se mi segui da un po’ ciclicamente propongo dei casi studio, analizziamo nel dettaglio near miss o, in casi peggiori, dei veri e propri incidenti per comprenderne gli errori che sono stati commessi e le accortezze che bisogna avere per poterli evitare. Negli altri articoli che trovi nella sezione dedicata al nostro blog, trattiamo principalmente di formazione e informazione, ma a volte è altrettanto interessante riportare temi più pratici, e sicuramente scoprire cosa si cela dietro un incidente realmente accaduto può essere altrettanto educativo e di esempio per non replicare l’errore. Bene, veniamo ora al caso studio odierno: L’accaduto si svolge intorno alle 5.30 del mattino nel centro di Monza, due operai della ditta specializzata nel ritiro urbano dei rifiuti stavano svolgendo il loro turno con un automezzo compattatore di recente acquisto. I due, giusto per la cronaca stavano svolgendo il ritiro di rifiuto plastico considerando che in una città come Monza si svolge regolarmente la raccolta differenziata ormai da anni. Sì, ma cosa è successo? I due dopo svariate soste tra i condomini giungono di fronte ad un’azienda dove vi è un cassonetto da mille litri colmo di materiale di scarto. Un lavoratore aggancia al dispositivo “alza-volta contenitori”, posto anteriormente al compattatore, il bidone. Aziona la leva e durante il ribaltamento nella bocca di carico, questo si sgancia e cade a terra. Il cassonetto ormai vuoto, essendo di materiale plastico rimbalza sul suolo ed il coperchio si apre colpendo violentemente il lavoratore. L’infortunato molto sfortunato si era tenuto a distanza di sicurezza come da procedura, ma ciò non gli risparmiato una frattura scomposta alle ossa nasali e varie ferite e traumi all’intero volto. Il collega prontamente contatta i soccorsi e dopo una mattinata in ospedale il lavoratore rimedia un paio di mesi di infortunio e sei punti INAIL di invalidità permanente. Perché è avvenuto l’infortunio? Purtroppo per il lavoratore, il meccanismo utilizzato per il ribaltamento dei cassonetti (marcata CE-norma specifica EN 1501-1:1998/A2:2009) nasce con un difetto costruttivo, ovvero, un vizio occulto di un’elettro-valvola oleodinamica inadeguata che presentava (occasionalmente) l’apertura indesiderata del dispositivo di sicurezza. Visto e considerato che è un difetto che si potrebbe definire a tutti gli effetti “di fabbrica”, l’azienda costruttrice avrebbe dovuto fare verifiche più approfondite circa la qualità del prodotto da loro progettato e costruito. Per quanto riguarda invece l’azienda di rifiuti sicuramente una comunicazione del malfunzionamento da parte del preposto agli organi direzionali avrebbe potuto evitare l’incidente, interrompendo l’utilizzo di tale mezzo e facendolo ipoteticamente controllare da parte dell’azienda costruttrice. In casi accidentali come questo è possibile fare prevenzione? Sebbene nel caso presentato sia presente un “vizio occulto” (è occulto quel difetto del quale non si aveva conoscenza al momento dell’acquisto, e che non fosse facilmente rilevabile con l’ordinaria diligenza) deve essere cura del datore di lavoro costruire un sistema organizzativo per cui possa venire a conoscenza di eventuali difetti intrinseci dell’attrezzatura che emergano in fase di utilizzo, considerando che non era la prima volta che succedeva, infatti come rilasciato dai dipendenti in un secondo momento, vi erano già stati altri casi, dove fortunatamente nessuno aveva subito danni. In merito a quanto appena descritto, è bene valutare, se non presenti implementare, procedure interne di segnalazione di incidenti e malfunzionamenti. Questi possono validamente supportare una valutazione dei rischi dinamica ed in linea con l’art. 29, comma 3, D.lgs. n. 81 del 2008 (aggiornamento valutazione dei rischi). Ultimo ma non meno importante, i costruttori di attrezzature dispongono sovente di un sistema di segnalazione anomalie, poiché sono spesso i primi interessati a ricevere informazioni di eventuali difetti dei loro prodotti in quanto l’ordinamento giuridico li destina di una specifica posizione di garanzia; quindi, dopo un primo malfunzionamento perché non si sono fatti sentire? Purtroppo, a questa domanda nessuno è in grado di rispondere. A differenza della sicura immissione sul mercato di un prodotto malfunzionante. Questo rispetto agli altri un caso studio decisamente più leggero e con sviste meno gravi rispetto ai casi precedentemente trattati che trovi nella sezione blog del nostro sito. Ho deciso di riportartelo per un semplicemente perché nella posizione del ragazzo infortunato ci poteva essere chiunque, anche la persona più scrupolosa di questo mondo. Il lavoratore aveva seguito tutte le disposizioni alla lettera, eppure ha riportato un infortunio sul lavoro. La sicurezza sul lavoro non è opera di un singolo elemento, ma deve essere un meccanismo ben rodato e consolidato all’interno delle aziende dal primo all’ultimo dipendente, dal costruttore al fruitore, nessuno escluso. Spero come sempre di essere stato abbastanza esaustivo e che la vicenda sia stata ben analizzata in tutte le sue parti, senza lasciare spazio a dubbi. Se così non fosse, commenta qui sotto o scrivici, saremo più che lieti di approfondire la vicenda. Colgo l’occasione per augurarti un buon proseguo di giornata. Alla prossima!

  • Ondate di calore sul lavoro: effetti sulla salute

    Buongiorno, Caro lettore, bentornato nel nostro appuntamento settimanale sulla sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro. Come ben sai ogni anno in Italia, questo periodo dell’anno è caratterizzato dall’inizio dell’estate e con l’arrivo di questa stagione le temperature iniziano ad alzarsi, risultando un vero e proprio grattacapo per chi lavora all’aperto. Oggi in collaborazione con il nostro studio medico che ci ha fornito il materiale della regione Lombardia vi presentiamo un articolo che vi spiegherà di quali accortezze bisogna avere nei casi in cui vi siano dei malesseri dovuti all’eccessivo calore. Scopriamolo insieme! Ondate di calore ed effetti sulla salute Durante le ondate di calore sono documentati effetti sulla salute (aumenti della mortalità, dei ricoveri ospedalieri, degli accessi al pronto soccorso), soprattutto in sottogruppi di popolazione più vulnerabili (anziani, soggetti con patologie croniche, bambini, donne in gravidanza, lavoratori all’aperto). L’eccesso di calore può rivelarsi fatale quando esistono condizioni patologiche croniche che ostacolano i meccanismi compensativi della termoregolazione. Le patologie associate alle alte temperature ambientali possono essere: colpo di sole (rossore e dolore cutaneo, edema, vescicole, febbre, cefalea) - all’effetto dell’eccessiva esposizione ai raggi solari si aggiungono gli effetti del surriscaldamento e della disidratazione; crampi da calore (spasmi dolorosi alle gambe e all’addome, sudorazione); esaurimento da calore (abbondante sudorazione, astenia, cute pallida e fredda, polso debole, temperatura normale); colpo di calore (temperatura corporea superiore a 40 °C, pelle secca e calda, polso rapido e respiro frequente, stato confusionale, deliri o convulsioni, possibile perdita di coscienza). Anche gli infortuni sul lavoro possono essere correlati alle ondate di calore. Le elevate temperature possono causare malori o ridurre la capacità di attenzione del lavoratore e quindi aumentare il rischio di infortuni. Durante le ondate di calore i tipi di infortunio e le modalità di infortunio più frequenti sono: incidenti di trasporto, scivolamenti e cadute, contatto con oggetti o attrezzature, ferite, lacerazioni e amputazioni. Cosa fare in caso di colpo di calore del lavoratore? Chiamare subito l’Addetto al Primo Soccorso e il 118. Assistere il lavoratore fino all’arrivo dei soccorsi: posizionarlo all’ombra e al fresco, sdraiato in caso di vertigini, sul fianco in caso di nausea, mantenendolo in assoluto riposo; slacciare o togliere gli abiti; misurare la temperatura corporea; cercare di raffreddare rapidamente il corpo, se è possibile, avvolgendolo in un lenzuolo bagnato e ventilandolo o, in alternativa, raffreddare la cute con spugnature di acqua fresca non fredda, in particolare su fronte, nuca ed estremità, ventilando e spruzzando acqua sul corpo. Stress termico e lavoro Lo stress termico si verifica quando il sistema di termoregolazione dell’organismo fallisce. La temperatura dell’aria, il ritmo di lavoro intenso, la ventilazione, l’umidità, gli indumenti da lavoro, sono tutti fattori che possono concorrere allo stress termico. Inoltre, l’esposizione simultanea agli inquinanti atmosferici urbani, in particolare all’ozono, potenzia gli effetti delle alte temperature. Nel luogo di lavoro il rischio di stress termico potrebbe non essere evidente. Il corpo reagisce al caldo aumentando il flusso sanguigno cutaneo e attraverso la sudorazione. L’aumento del flusso sanguigno e l’evaporazione cutanea permettono al corpo di raffreddarsi. Lo stress termico nei luoghi di lavoro. Un lavoratore che indossa indumenti da lavoro protettivi ed esegue lavori pesanti in condizioni di caldo e umidità è a rischio di stress termico in quanto: l’evaporazione del sudore è ostacolata dal tipo di indumenti e dall’umidità dell’ambiente; il ritmo di lavoro provoca un aumento della temperatura corporea che continuerà a salire se la dispersione di calore è insufficiente; all’aumento della temperatura corporea il corpo reagisce con un incremento della sudorazione e con l’eventuale rischio di disidratazione; l’aumento della frequenza cardiaca sottopone il fisico a ulteriore stress; se il corpo assorbe più calore di quanto non riesca a espellere allora la temperatura corporea continuerà ad aumentare arrivando ad un punto in cui il meccanismo di termoregolazione corporea diventa meno efficacie; l’effetto può tradursi in una minore capacità di rispondere agli stimoli e ai pericoli imprevisti e in un aumento della disattenzione e della deconcentrazione. Fattori di rischio Fattori individuali che aumentano il rischio di effetti negativi sulla salute: obesità / eccessiva magrezza; età (˃ 65 anni) e sesso (˃ per le donne); presenza di patologie croniche (BPCO, diabete, cardiopatie, malattie neurologiche); assunzione di alcolici; assunzione di alcuni farmaci; gravidanza; alterazione dei meccanismi fisiologici di termoregolazione; scarso riposo notturno. Fattori correlati con il luogo di lavoro che aumentano il rischio di eventi avversi: lavoro con esposizione diretta al sole; scarso consumo di liquidi/impossibilità di procurarsi da bere; lavoro fisico pesante; ritmo di lavoro intenso; pause di recupero insufficienti; abbigliamento protettivo pesante o equipaggiamento ingombrante. Lavoratori a rischio Molte attività lavorative si svolgono all’aperto e spesso lavorazioni complesse e pesanti sono programmate d’estate. Gli orari di lavoro spesso comprendono le ore più calde della giornata a elevato rischio di stress termico (14:00 - 17:00) e molte categorie di lavoratori non possono contare su sistemi di condizionamento dell’aria per lo svolgimento del lavoro. I settori più esposti sono: agricoltura, silvicoltura e pesca; costruzioni; elettricità, gas e acqua; industrie all’aperto; trasporti. Categorie più a rischio sono: operai addetti a trasporto e produzione di materiali, addetti a macchinari e utensili, occupati all’aperto (manovratori, installatori, asfaltatori, cantonieri stradali, cavatori, edili, agricoltori, addetti alla pesca). Rischi dovuti alle radiazioni solari I lavoratori all’aperto ricevono circa 3 volte la dose di radiazioni UV dei lavoratori indoor. Anche quando il cielo è nuvoloso vi è esposizione alla radiazione solare UV; infatti, le nuvole non sono in grado di bloccare il passaggio dei raggi ultravioletti. Le protezioni individuali sono necessarie per ridurre l’esposizione, in particolare nei casi in cui non sia possibile lavorare sotto ripari o schermi. Ad esempio, gli agricoltori che indossano il cappello possono avere sulla fronte una dose di radiazioni 6 volte minore, sul naso 3 volte minore e sulle guance 2 volte minore. COME PROTEGGERE I LAVORATORI Indicazioni per il lavoratore Prevenire la disidratazione (avere acqua fresca a disposizione e bere regolarmente, a prescindere dallo stimolo della sete; durante una moderata attività in condizioni moderatamente calde bere circa 1 bicchiere ogni 15 - 20 minuti). Indossare abiti leggeri di cotone, traspiranti, di colore chiaro, comodi, adoperando un copricapo (non lavorare a pelle nuda). Rinfrescarsi bagnandosi con acqua fresca. Informarsi sui sintomi a cui prestare attenzione e sulle procedure di emergenza. Lavorare nelle zone meno esposte al sole. Ridurre il ritmo di lavoro anche attraverso l’utilizzo di ausili meccanici. Fare interruzioni e riposarsi in luoghi freschi. Evitare di lavorare da soli. Per i lavoratori più suscettibili allo stress termico potrebbe essere necessario il consiglio di uno specialista in medicina del lavoro. Indicazioni per il datore di lavoro Consultare il bollettino di previsione e allarme per la propria città (sito di riferimento: www.salute.gov/caldo). Nei giorni a elevato rischio ridurre l’attività lavorativa nelle ore più calde (dalle 14.00 alle 17:00) e programmare le attività più pesanti nelle ore più fresche della giornata. Garantire la disponibilità di acqua nei luoghi di lavoro. Inserire un programma di acclimatamento graduale e prevedere un programma di turnazione per limitare l’esposizione dei lavoratori. Aumentare la frequenza delle pause di recupero, invitare i lavoratori a rispettarle. Ove possibile mettere a disposizione dei lavoratori luoghi climatizzati in cui trascorrere le pause di interruzione del lavoro. Mettere a disposizione idonei dispositivi di protezione individuali (DPI) e indumenti protettivi. Prima dell’estate informare e formare i lavoratori sui rischi correlati al caldo. Promuovere un reciproco controllo tra lavoratori. Spero come sempre di averti fornito una panoramica completa circa l’argomento trattato, ti ricordo che per qualsiasi informazione io e lo staff di TQSA rimaniamo a disposizione. Alla prossima settimana con un nuovo articolo. Buona giornata!

  • Diisocianati: cosa dice la normativa sui nuovi corsi di formazione?

    Buongiorno, Caro lettore, bentornato nel nostro appuntamento settimanale sulla sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro. Oggi ti scrivo per ricordarti una data importante ovvero quella del 24 agosto 2023. Cosa accadrà tra poco più di 60 giorni? A partire da tale data gli utilizzatori professionali e industriali di materiali con concentrazione di diisocianati superiore allo 0.1% dovranno seguire appositi corsi di formazione e possedere un attestato per l’utilizzo sicuro del prodotto. Vediamo meglio in questo articolo cosa sono, in che campo vengono utilizzati e gli argomenti che vengono trattati nel corso. Cosa sono i diisocianati? I diisocianati sono un gruppo molto ampio di composti chimici caratterizzati dalla presenza di due unità di cianati ed un’unità di idrocarburi alifatici o aromatici; essi sono classificati in modo armonizzato come sensibilizzanti delle vie respiratorie di categoria 1 e come sensibilizzanti della pelle di categoria 1 e sono presenti in particolare in schiume, sigillanti e rivestimenti. Quali sono i prodotti con i diisocianati? I prodotti che possono contenere diisocianati sono moltissimi, in particolare: schiume poliuretaniche (ma in molte la percentuale è sotto lo 0,1%); colle poliuretaniche catalizzatori di molte vernici bicomponenti, non solo per le poliuretaniche ma a volte anche per le vernici all’acqua; resine bicomponenti, adesivi, sigillanti, isolanti, vernici a base poliuretanica. Quali sono le mansioni coinvolte? Soggetti ai nuovi obblighi di qualificazione professionale risultano essere tutti gli “utilizzatori industriali e professionali” dei prodotti inclusi, ovvero non solo i lavoratori dipendenti ma anche i lavoratori autonomi (es. artigiani), e coloro che pur non direttamente addetti alle lavorazioni con diisocianati sono incaricati della supervisione di tali attività. Sono molto vasti gli ambiti applicativi, di conseguenza possono spaziare dalle carrozzerie a molte lavorazioni dell’edilizia e affini (impiantisti, serramentisti, carpenteria tetto, cappottista, imbianchini), alla produzione di mobili, produttori di materie plastiche o componentistica per l’automotive. Cosa fare se si utilizzano prodotti con i diisocianati? Il primo passo da fare e controllare le schede di sicurezza dove deve essere presente sia la presenza o assenza di diisocianati ma anche la percentuale del componente. Se la presenza dei diisocianati è superiore alla percentuale del 0,1%, si può cercare di sostituire il prodotto con uno con percentuale inferiore e nel caso non fosse attuabile questa scelta attenersi alla normativa, necessario così un rigoroso percorso di valutazione dei rischi, formazione e addestramento specifici, sorveglianza sanitaria con individuazione dei soggetti vulnerabili. Cosa dice la nuova normativa dei diisocianati? Nell’allegato XVII si capisce che la normativa dei diisocianati verte su due punti principali: Una dichiarazione obbligatoria inclusa sull’etichetta, a partire dal 24 febbraio 2022 è permesso il collocamento sul mercato dei prodotti contenenti più del 0,1% di diisocianati, ma si deve includere una dichiarazione relativa alla formazione, apposta sull’imballaggio o sull’ etichetta del prodotto: “A partire dal 24 agosto 2023 è necessaria un’adeguata formazione prima dell’uso industriale o professionale”. È responsabilità dei fornitori garantire che sull’etichetta questa dicitura sia visivamente palese e distinta dal resto delle informazioni. Formazione obbligatoria per professionisti e aziende, i diisocianati possono essere utilizzati come sostanze in purezza o in miscele contenenti una concentrazione maggiore o uguale allo 0,1% in peso, a condizione che l’utilizzatore abbia svolto anticipatamente e correttamente un corso di formazione sull’uso sicuro dei diisocianati. Questo corso sulla sicurezza fa sì che ogni lavoratore che maneggia i diisocianati abbia le conoscenze adeguate dei pericoli e rischi legati al loro utilizzo, non solo un’esperienza appropriata del loro impiego, soprattutto una preparazione alla prevenzione e gestione dei danni. Questo corso obbligatorio deve essere svolto di persona oppure online da tutti i professionisti e dalle aziende che fanno uso di prodotti contenenti una concentrazione totale o monometrica dei diisocianati superiore allo 0.1%. Al completamento della formazione verrà rilasciato ai partecipanti un certificato valido per cinque anni. Cosa prevede il corso? Per gli utilizzatori dei prodotti etichettati contenenti una concentrazione maggiore o uguale allo 0,1% è obbligatorio eseguire un corso di formazione quinquennale, da completare con esito positivo entro il 24 agosto 2023, che prevede un modulo generale e eventuali moduli intermedio ed avanzato per alcuni specifici utilizzi, col seguente schema: Training base per tutti gli usi industriali e professionali; deve comprendere almeno i seguenti argomenti: chimica dei diisocianati; pericoli di tossicità (compresa tossicità acuta); esposizione ai diisocianati; valori limite di esposizione professionale; modalità di sviluppo della sensibilizzazione; odore come segnale di pericolo; importanza della volatilità per il rischio; viscosità, temperatura e peso molecolare dei diisocianati; igiene personale; attrezzature di protezione individuale necessarie, comprese le istruzioni pratiche per il loro uso corretto e le loro limitazioni; rischio di esposizione per contatto cutaneo e per inalazione; rischio connesso al processo di applicazione utilizzato; sistema di protezione della pelle e delle vie respiratorie; ventilazione; pulizia, fuoriuscite, manutenzione; smaltimento di imballaggi vuoti; protezione degli astanti; individuazione delle fasi critiche di manipolazione; sistemi di codici nazionali specifici (se pertinente); sicurezza basata sui comportamenti (behaviour-based) Training intermedio per i seguenti usi: — manipolazione di miscele all’aperto a temperatura ambiente (compresi tunnel per la produzione di schiuma); — applicazione a spruzzo in cabina ventilata; — applicazione con rullo; — applicazione con pennello; — applicazione per immersione o colata; — trattamento meccanico successivo (ad esempio taglio) di articoli non completamente stagionati che non sono più caldi; — pulitura e rifiuti; — qualsiasi altro uso con un’esposizione simile per via cutanea e/o per inalazione; deve comprendere almeno i seguenti argomenti: tutti quelli del training base ulteriori aspetti basati sui comportamenti (behaviour-based); manutenzione; gestione dei cambiamenti; valutazione delle istruzioni di sicurezza esistenti; rischio connesso al processo di applicazione utilizzato Training avanzato per i seguenti usi: — manipolazione di articoli non completamente reagiti (ad esempio, appena reagiti, ancora caldi); — applicazioni per fonderie; — manutenzione e riparazioni per le quali è necessario accedere alle attrezzature; — manipolazione all’aperto di formulazioni calde o bollenti (> 45 °C); — applicazione a spruzzo all’aperto, con ventilazione limitata o esclusivamente naturale (anche in grandi capannoni industriali) e applicazione a spruzzo ad alta pressione (ad esempio schiume, elastomeri); — qualsiasi altro uso con un’esposizione simile per via cutanea e/o per inalazione; deve comprendere almeno i seguenti argomenti: tutti quelli del training base tutti quelli del training intermedio eventuali certificazioni ulteriori necessarie per gli usi specifici previsti; applicazione a spruzzo al di fuori dell’apposita cabina; manipolazione all’aperto di formulazioni calde o bollenti (> 45 °C) Spero come sempre di essere stato il più esaustivo possibile, ti invito a controllare che i prodotti che utilizzi siano conformi. Nel caso in cui tu o i tuoi dipendenti dobbiate eseguire il corso non esitate a contattarci, saremo lieti di fornirvi la formazione specifica al vostro tipo di mansione. Alla prossima settimana con un nuovo articolo. Buona giornata!

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