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  • Corso Antincendio: cos’è, a cosa serve e chi lo deve fare

    Buongiorno Caro lettore, Quest’oggi ti voglio parlare di incendi, tale evento rappresenta uno dei maggiori rischi all’interno di un’azienda, soprattutto se nella tua attività è previsto lo stoccaggio di materiali infiammabili. Tali eventi sono spesso causati da errori umani ma possono avere anche luogo a causa di un cortocircuito o guasto elettrico. Una volta che l’evento ha avuto origine logicamente gli estintori e le manichette ci danno una grande mano in un primo tentativo di estinguere il tutto, ma a volte la situazione si fa in breve tempo ben più complessa e di conseguenza pericolosa. È in questi casi che vi è la necessità di avere una o più persone all’interno del proprio organico aziendale che sappiano gestire al meglio la situazione, in modo da mantenere la calma ed eseguire tutte le procedure di sicurezza e sgombro dei locali evitando che qualcuno rimanga intrappolato tra le fiamme, rendendo l’intervento dei vigili del fuoco molto più complesso e pericoloso. Sei già provvisto di questa figura? Scopriamo insieme oggi, il corso antincendio comprendendone la sua utilità ma soprattutto chi sono i soggetti che lo devono eseguire. Iniziamo! Cos’è il corso antincendio? Il Corso Antincendio come appunto dice il nome stesso insegna a gestire delle situazioni di emergenza in azienda dovute al divampare di un rogo. Saper intervenire in caso di principio di incendio con gli estintori e a conoscere i sistemi di spegnimento come manichette ed idranti è molto importante, esattamente come attivare le corrette procedure di evacuazione in modo da evitare che alcuni individui rimangano intrappolati all’interno dell’edificio. Il corso antincendio forma, quindi, figure che sappiano attuare le misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, inoltre vengono insegnate loro tutte le modalità di corretta evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato ed alcune nozioni in merito al salvataggio. Chi deve svolgere il corso antincendio? Secondo il Decreto Legislativo 81/08 il datore di lavoro ha l’obbligo di designare uno o più lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze. I dipendenti prescelti, che hanno l’incarico di addetto alla squadra di emergenza antincendio devono, appunto, ricevere una specifica formazione attraverso il corso antincendio ed i suoi successivi aggiornamenti. Il datore di lavoro per legge deve assicurare la formazione antincendio ai dipendenti designati a ricoprire tale ruolo, preciso che anche il datore di lavoro può ricoprire tale ruolo ad eccezione di alcuni specifici casi. Logicamente il datore di lavoro nella scelta dei dipendenti da designare deve tenere conto delle dimensioni dell’azienda, dei rischi specifici, delle attitudini personali dei lavoratori e scegliere il numero di addetti che ritiene necessari, eventualmente confrontandosi con l’addetto al servizio di prevenzione e protezione (ASPP), tenendo conto delle disposizioni di legge. Quali sono le differenze tra corso antincendio rischio alto, medio o basso? L'allegato IX del DM 10 marzo 1998 oltre a farci comprendere che i temi trattati durante il corso saranno simili ma non identici, ci fornisce anche un elenco esemplificativo per distinguere le attività che si andranno a svolgere all’interno della classe in base al grado di rischio incendio, che può essere alto, medio o basso. Attività a rischio incendio alto Industrie e depositi di cui agli articoli 4 e 6 del DPR n. 175/1988 e s.m.i; Fabbriche e depositi di esplosivi; Centrali termoelettriche; Impianti di estrazione di oli minerali e gas combustibili; Impianti e laboratori nucleari; Depositi al chiuso di materiali combustibili con superficie superiore a 20.000 m²; Attività commerciali ed espositive con superficie aperta al pubblico superiore a 10.000 m² ; Scali aeroportuali, infrastrutture ferroviarie e metropolitane; Alberghi con più di 200 posti letto; Ospedali, case di cura e di ricovero per anziani; Scuole, di ogni ordine e grado, con oltre 1.000 persone presenti; Uffici con più di 1.000 dipendenti; Cantieri temporanei o mobili in sotterraneo per la costruzione, manutenzione e riparazione di gallerie, caverne, pozzi e opere simili, di lunghezza superiore a 50 m; Cantieri temporanei o mobili, dove si impiegano esplosivi. Le attività che rientrano in questa classe di rischio svolgeranno un corso complessivo di 16 ore e aggiornamenti triennali consigliati di 8 ore. Attività a rischio incendio medio Luoghi di lavoro compresi nell'allegato al D.M. 16 febbraio 1982 e nelle tabelle A e B annesse al D.P.R. n. 689 del 1959, ad esclusione delle attività considerate a rischio elevato (entrambe consultabili sul sito dei vigili del fuoco); Cantieri temporanei e mobili ove si detengono ed impiegano sostanze infiammabili e si fa uso di fiamme libere, esclusi quelli interamente all'aperto. Le attività che fanno parte di questa classe di rischio svolgeranno un corso complessivo di 8 ore e aggiornamenti triennali consigliati di 5 ore. Attività a rischio incendio basso Rientrano in questa categoria le attività non classificabili a medio ed elevato rischio e dove, in generale: sono presenti sostanze scarsamente infiammabili; le condizioni di esercizio offrono scarsa possibilità di sviluppo di focolai; non sussistono probabilità di propagazione delle fiamme. Le attività che fanno parte di questa classe di rischio svolgeranno un corso complessivo di 4 ore e aggiornamenti triennali consigliati di 2 ore. Parte preponderante dei corsi sono le prove pratiche che tendono a simulare delle situazioni di incendio, tali prove rappresentano non solo un’ulteriore verifica dell’apprendimento avvenuto in aula, ma un vero e proprio addestramento del personale, dove si affrontano situazioni concrete con le relative procedure d’intervento per la gestione dell’emergenza. È possibile svolgere la formazione antincendio on-line? Purtroppo, non è possibile svolgere alcun tipo di corso in modalità e-learning in quanto l’attività pratica presente nei vari moduli formativi è molto importante e permette al lavoratore di comprendere direttamente sulla sua pelle cosa significa avere quel tipo di responsabilità. Il fuoco è un elemento molto complesso da gestire e avere del personale formato per estinguere la minaccia prima che sia troppo tardi è fondamentale per la sicurezza della tua azienda e dei tuoi dipendenti. Spero come sempre di essere stato esaustivo in questo approfondimento, se hai qualche dubbio non esitare a scriverci una mail o a contattarci sulle nostre pagine social, sarò più che lieto di rispondere a tutte le domande del caso. Buona giornata e alla prossima!

  • Ultime restrizioni e delucidazione sul Green Pass

    Ciao! È ormai qualche settimana che non ci sentiamo, scusami ma sono stato parecchio impegnato, molte cose bollono in pentola, come avrai potuto notare abbiamo aggiornato il sito, ma è solo l’inizio di una serie di attività che abbiamo deciso di implementare per aumentare la qualità del nostro servizio. Non più tardi di giovedì scorso, il Governo ha emanato nuove misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche (decreto-legge), così visto i dubbi che potrebbero esser nati, ho deciso di rispondere alle domande più frequenti per garantirti una corretta informazione. 🟢 Dove e da quando sarà obbligatorio entrare con il green pass? Il pass servirà dal 6 agosto agli over 12 in zona bianca per l’accesso a eventi sportivi, fiere, congressi, musei, parchi tematici e di divertimento, centri termali, sale bingo e casinò, teatri, cinema, concerti, concorsi pubblici. Ma anche per sedersi ai tavoli al chiuso di bar e ristoranti (non sarà invece necessario per consumare al bancone e neppure all'aperto). E in piscine, palestre, sport di squadra, centri benessere, limitatamente alle attività al chiuso. Il green pass, che già è necessario per partecipare a feste di nozze, visitare parenti nelle residenze per anziani e accedere alle sale d’attesa dei pronto soccorso consente anche (da subito) di entrare nei reparti ospedalieri per far visita ai familiari ricoverati. Non riaprono i battenti le discoteche, né all’aperto né al chiuso. L’entrata in vigore del green pass è stata posticipata di due settimane, al 6 agosto, per dare il tempo necessario per uniformarsi alle nuove regole. 💉 Il green pass sarà valido con una o due dosi? Il green pass per accedere a ristoranti, teatri, cinema, piscine e alle altre attività ed eventi elencati sopra sarà valido per chi abbia avuto almeno una dose di vaccino. ❎ Quali sono gli altri casi in cui viene rilasciato il green pass? La certificazione verde è rilasciata non solo alla persona che è stata vaccinata contro il Covid ma anche a chi ha ottenuto un risultato negativo al test molecolare/antigenico o è guarita dal Covid. La durata della certificazione verde in caso di guarigione è di sei mesi a far data dall’avvenuta guarigione dal Covid. In caso di tampone negativo, il certificato ha una validità di quarantotto ore dall’esecuzione del test. Il green pass dura nove mesi dopo aver completato con la seconda dose il ciclo vaccinale. 💰 Sono previsti sconti sui tamponi? Sì. Il Commissario straordinario definirà, d'intesa con il Ministro della salute, un protocollo con le farmacie e con le altre strutture sanitarie per assicurare fino al 30 settembre 2021 la somministrazione di test antigenici rapidi a prezzo calmierato. L’obiettivo è soprattutto agevolare i minorenni tra 12 e 18 anni. 🔎 Chi controlla il green pass? Sono previste multe? Sono i titolari o i gestori dei servizi e delle attività per i quali è introdotto l’obbligo del green pass a verificare il possesso di idonea certificazione tramite l’app sviluppata dal governo italiano “verificaC19”. In caso di violazione può essere elevata una sanzione pecuniaria da 400 a 1000 euro sia a carico dell'esercente sia dell'utente. Qualora la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, l'esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni. 📲 Come si scarica il green pass? La Certificazione verde COVID-19 per vaccinazione viene generata automaticamente dalla Piattaforma nazionale-DGC anche contestualmente alla somministrazione ed è valida dal 15° giorno dal vaccino fino alla data della seconda dose. La Certificazione “definitiva” dopo la seconda dose viene rilasciata entro 24/48 ore dalla seconda somministrazione ed è valida per 9 mesi. La piattaforma nazionale, dopo che si è generato il Green Pass, invia il codice per scaricarlo ai recapiti mail personali o tramite sms, forniti quando si è proceduto alla vaccinazione o ad un tampone o quando si è ottenuto il certificato di guarigione. Il codice, con i dati presenti sulla Tessera Sanitaria, dà la possibilità di ottenere la Certificazione tramite il sito www.dgc.gov.it o su app Immuni. In alternativa, se si è in possesso di Spid o Carta d’Identità Elettronica (CIE) è possibile utilizzare l’applicazione IO. Oppure si può accedere al fascicolo sanitario elettronico regionale. 👧Il green pass è chiesto anche ai bambini? Non è richiesto sotto i 12 anni di età. Gli under 12 possono entrare ovunque senza pass, anche perché per loro non è disponibile ancora il vaccino. Via libera ovunque anche senza tampone. Nel testo del decreto è esplicitato che le disposizioni sul green pass «non si applicano ai soggetti esclusi per età dalla campagna vaccinale». 👨‍⚕️ Chi è esentato dal green pass, a parte gli under 12? Il decreto-legge approvato estende l’estensione «ai soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute» 🏞 In quali luoghi pubblici non è necessario il green pass? Non bisogna esibire nessun documento in negozi, farmacie, supermercati ma anche nei bar e ristoranti all’aperto, dove si potrà pranzare o cenare liberamente, rispettando comunque il metro di distanziamento a tavola. Niente pass neppure nelle piscine all’aperto. 🏟 Quali sono le regole e le capienze per spettacoli e stadi? Il Green Pass diventa obbligatorio anche per andare al cinema o a teatro, sedersi a una sala di concerto o in un locale di intrattenimento dove si faccia musica dal vivo. Che siano al chiuso o all'aperto gli spettacoli dovranno svolgersi «esclusivamente con posti a sedere preassegnati e a condizione che sia assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, sia per il personale». Stesso discorso vale anche per gli eventi sportivi «e le competizioni di livello agonistico riconosciute di preminente interesse nazionale» dal Coni. Quindi campionati di calcio, basket e volley, tornei nazionali e internazionali di tennis, meeting di atletica. Il decreto amplia però la capienza per spettacoli, teatri e cinema. In zona bianca potrà raggiungere il 50% di quella massima autorizzata all'aperto e il 25% al chiuso nel caso di eventi con un numero di spettatori superiore rispettivamente a 5.000 all'aperto e 2.500 al chiuso. Anche per gli eventi sportivi come le partite di calcio la capienza negli stadi all'aperto potrà essere portata al 50% in zona bianca e al 25% per i palazzetti al chiuso. 🚌 Il green pass è obbligatorio anche sui trasporti pubblici? No. Per ora il green pass non è previsto sui treni e sui trasporti locali, ossia bus, tram e metro. In attesa dell'obbligo di mostrare il certificato verde (se e quando arriverà), sui mezzi di trasporto si continua però a viaggiare a capienza ridotta, sedendosi all'interno a posti alternati e, ovviamente, sempre con la mascherina. 🏠 Chi ha il green pass deve fare la quarantena? La quarantena di 14 giorni, in caso di contatto diretto con una persona affetta da Covid, potrebbe essere ridotta per chi è in possesso di green pass, ma per ora si tratta di un’ipotesi e non è stato ancora deciso di quanto verrà ridotta. Queste sono le principali domande che ci siamo posti noi e al quale abbiamo deciso di informarci e cercare di dare una risposta a tutti. Se anche tu hai dei quesiti in merito da porci, come sempre saremo lieti di darti una risposta. Buona giornata e alla prossima!

  • Rischio strada: che cosa è?

    Quando si parla di incidenti stradali le statistiche annuali ISTAT sono sicuramente l’unico dato attendibile e a cui dobbiamo dare credito. In questo senso i dati sembrano buoni, secondo le stime, dal 2007 il numero degli incidenti stradali è andato riducendosi mediamente del 3% ogni anno, ed è un ottimo risultato in termini di riduzione infortuni e decessi. Ma bisogna fare un ulteriore verifica per comprendere se le misure preventive messe in atto hanno lasciato un segno significativo. Controllando il consumo di carburante annuo sul territorio italiano, non si può far altro che notare, che nell’ultimo decennio vi è stato un minor consumo dello stesso più o meno in percentuale simile a quella degli incidenti. Quindi le misure preventive sono responsabili solo parzialmente della diminuzione dei decessi, il vero responsabile è il minor utilizzo dei veicoli stradali. Quindi, fare prevenzione è utile? Certo che sì! Bisogna sicuramente prendere atto della realtà dei fatti, ciò significa che il problema deve essere affrontato in maniera differente andando ad ottenere risultati reali e tangibili. Per fare ciò bisognerebbe ispirarsi ai metodi che sono stati adottati nei cantieri, gli stessi in pochi anni hanno ottenuto enormi passi avanti in termini di infortuni e decessi. Per lo studio di tali eventi si sfruttano gli incidenti mancati detti near miss, dopo averli analizzati vengono prontamente messe in atto misure preventive andandone a limitare i rischi.  Ciò non viene minimamente eseguito nell’ambito stradale da nessun tipo di organo, né tanto meno dalla didattica prevista per il conseguimento della patente di guida, essi semplicemente ribadiscono quanto riporta il codice della strada, senza rendere noto nessun metodo di prevenzione incidenti che in altri campi come quello edile è stato riscontrato essere molto utile. Come si cambia punto di vista? I dati ISTAT sugli incidenti stradali e le diverse sperimentazioni realizzate da aziende private ed università, confermano che c’è un solo modo per innescare una reale diminuzione degli incidenti sulla strada. La chiave è l’utilizzo di un approccio innovativo rispetto al tema della sicurezza, andando al di là del semplice rispetto del codice della strada o della consapevolezza dei danni potenziali, concentrandosi invece su tecniche e strumenti di previsione degli avvenimenti sulla strada. Nella nostra formazione per la sicurezza stradale, l’uso dei near miss per la riduzione del rischio incidenti è un processo rodato e strutturato, che garantisce una reale riduzione del rischio. Come si valuta il rischio strade? Il testo unico della sicurezza all’art.28 prevede infatti che il datore di lavoro effettui una valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori. Gli incidenti stradali sono un vero e proprio flagello sociale, i numeri parlano chiaro, non esiste alcuna attività criminale che provoca lo stesso numero di vittime. Negli ultimi anni stanno sempre più aumentando i decessi legati agli incidenti stradali, ed il 25% degli incidenti sul lavoro è rappresentato appunto da incidenti stradali, il che deve far riflettere. I lavoratori coinvolti da incidenti alla guida non sono solo gli addetti al trasporto merci e persone, ma anche tutti coloro che per motivi lavorativi sono costretti ad effettuare spostamenti, detto in poche parole riguarda praticamente chiunque abbia un lavoro, ed è proprio per questo che deve essere svolta una valutazione specifica di tale rischio. Inoltre, la valutazione del rischio strada è anche strategica ai fini della riduzione dei costi legati agli incidenti, danni a persone, cose, premi assicurativi ed anche per la riduzione del premio assicurativo INAIL, la così detta riduzione del tasso OT/24. La chiave di volta è intervenire sui comportamenti dei conducenti, la strada si sa è un luogo complesso dove è difficile adoperare degli interventi incisivi, ma secondo dati ISTAT il 96% degli incidenti stradali è causato dai comportamenti imprudenti da parte dei conducenti, quindi la soluzione sta tutta qui, nella capacità di intervenire sui comportamenti disinnescando pratiche pericolose consolidate involontariamente dalle abitudini di tutti i giorni. Quindi il segreto non sta nell’emanare nuove leggi più restrittive, ma nel tentativo di eliminare quegli automatismi pericolosi radicati nel guidatore.

  • Cosa è e perché è così importante la sicurezza sul lavoro

    Cosa si intende per sicurezza sul lavoro? Per sicurezza sul lavoro si intende l’insieme delle misure preventive e protettive da adottare per gestire al meglio la salute, la sicurezza e il benessere dei lavoratori, in modo da evitare o ridurre al minimo i rischi connessi all’attività lavorativa eliminando gli infortuni. Il luogo di lavoro deve essere dotato degli accorgimenti necessari a garantire il giusto grado di protezione contro la possibilità del verificarsi di eventuali incidenti, oltre ad un’attività di prevenzione adeguata ai possibili rischi presenti in azienda, precedentemente valutati con il DVR (documento valutazione dei rischi). Nel nostro paese la sicurezza sul lavoro è regolamentata dal D.lgs. 81/2008, ovvero il testo unico della sicurezza sul lavoro, che rappresenta la norma di riferimento. Il testo unico elenca le misure generali di tutela del sistema di sicurezza in azienda, che vengono poi integrate da procedure previste dai rischi specifici dei settori di attività. Ad esempio: Movimentazione manuale dei carichi Agenti fisici biologici e cancerogeni Ecc. Il datore di lavoro è il soggetto sul quale ricadono tutti gli obblighi e le sanzioni economiche e penali nel mancato adeguamento delle misure previste, mentre ai lavoratori viene richiesta la cooperazione, con il fine di mantenere l’ambiente di lavoro un luogo sicuro. Proprio perché il rispetto di tale norma è previsto per legge, ancora pochi riescono davvero a comprendere la loro efficacia ed importanza, preoccupandosi soltanto di conoscere quali siano gli obblighi e le relative sanzioni, con l’obbiettivo unico di diminuire l’impatto sulla loro organizzazione aziendale. La maggior parte dei soggetti coinvolti infatti, vedono il testo unico come un insieme di procedure che non produce valore e anzi va ad intralciare le normali attività produttive e così facendo i casi di infortunio sul lavoro ed i casi di malattie professionali aumentano. Quello che da tempo TQSA promuove è la lettura di tali obblighi sotto una diversa prospettiva, cercando di diffondere una vera e propria cultura della sicurezza e della prevenzione, agendo in maniera fisica sia su macchinari, impianti e ambienti di lavoro, sia creando una coerenza organizzativa interna ai fini della prevenzione agendo sui comportamenti dei lavoratori e del datore di lavoro. Infatti, la cultura della prevenzione si crea soprattutto a partire dalla formazione ed informazione, i lavoratori in primis non sono solo soggetti tutelati, anche protagonisti attivi, consapevoli delle condizioni del proprio ambiente di lavoro, dell’utilizzo dei dispositivi di sicurezza e partecipanti alla valutazione dei rischi aziendali e nella prevenzione. Perché è così importante la sicurezza sul lavoro? La sicurezza sul lavoro aumenta laddove il livello di prevenzione è alto e a sua volta l’importanza della prevenzione è maggiore all’interno degli ambienti che hanno una grande consapevolezza non solo dei rischi a livello economico che un infortunio potrebbe causare, ma anche sul piano dell’engagement dei propri dipendenti in generale. Infatti, vedere che un’azienda prende a cuore la sicurezza sui lavoratori è uno dei fattori che determina una buona reputazione dell’azienda stessa. Adottare delle misure che siano volte alla messa in sicurezza dei propri dipendenti, incide fortemente anche a livello produttivo. L’importanza della sicurezza negli ambienti lavorativi non è mai sufficientemente ribadita, una cultura della prevenzione e della sicurezza rimane ad oggi una delle più grandi sfide della società contemporanea.

  • Rischio vibrazioni: che cos’è, tipi di vibrazioni e danni

    Caro lettore, oggi ti voglio parlare di un rischio molto noto nel mondo del lavoro, il rischio vibrazioni. Tale rischio provoca ogni anno molte malattie professionali più o meno gravi a seconda dell’intensità e della durata dell’esposizione. Noi tutti siamo stati sottoposti a vibrazioni almeno una volta nella vita, dal trapano al decespugliatore, passando per l’avvitatore, tutti oggetti molto utili ma che purtroppo se usati con frequenza possono provocare dei danni alla nostra salute, purtroppo a volte anche permanenti. Capiamo meglio le caratteristiche e come dobbiamo comportarci con tale rischio! Cosa si intende per vibrazioni? Le vibrazioni sono oscillazioni meccaniche rispetto ad un punto di riferimento determinate da onde di pressione che si trasmettono generalmente attraverso corpi solidi. Le oscillazioni caratteristiche delle vibrazioni possono essere libere o forzate, ossia, influenzate da una forza esterna, come nel caso di utilizzo di strumenti o attrezzature da parte di un lavoratore. Chiariamo innanzitutto che le vibrazioni trasmesse al corpo umano, a seconda delle parti del corpo coinvolte si distinguono in due tipologie: Le vibrazioni emesse al sistema Mano-braccio (vibrazioni meccaniche) Vibrazioni emesse al corpo Vibrazioni meccaniche Le vibrazioni meccaniche se trasmesse appunto al sistema mano-braccio all’uomo, comportano un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare disturbi muscolari, osteoarticolari, neurologici o muscolari. Le patologie più comuni ad essere riconducibili come fattore causale o concausale sono principalmente costituite dalla sindrome del tunnel carpale e dalla sindrome di Raynaud, che risultano spesso oggetto di denuncia all’Inail di malattia professionale. L’esposizione a questo tipo di vibrazioni si riscontra in lavorazioni nelle quali si impugnano utensili o attrezzature vibranti quali ad esempio: Martelli demolitori; Decespugliatori; Motoseghe; Avvitatori; Ecc. Il contatto delle mani con tali utensili potrebbe appunto causare i disturbi sopra citati. Vibrazioni trasmesse al corpo intero Per vibrazioni trasmesse al corpo intero si intendono invece quelle che se trasmesse al lavoratore comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare lombalgia e traumi del rachide. L’esposizione a questo tipo di vibrazioni si riscontra in lavorazioni a bordo di mezzi di movimentazione usati in industria ed agricoltura, mezzi di trasporto ed in generale macchine industriali vibranti quali: Gru; Autogrù; Trattori; Ruspe; Ecc. L’esposizione in questo caso è per tanto tipicamente associata alla guida di macchine semoventi su gomma o cingoli, e quindi il contatto avviene mediante il sedile o pianale. Le patologie più comuni riconducibili a questo tipo di vibrazioni come fattore causale o concausale sono quelle a carico della colonna vertebrale, prevalentemente nella zona lombare come ad esempio lombalgie, discopatie ed ernie discali che costituiscono spesso oggetto di denunce di malattie professionali. Alla luce di queste considerazioni, risulta per tanto evidente quanto sia importante per il datore di lavoro provvedere alla valutazione del rischio di esposizione alle sorgenti di vibrazioni presenti in azienda al fine di potere applicare, poi, le opportune misure di prevenzione necessarie per la riduzione dei rischi. Come si effettua la valutazione del rischio vibrazioni? Come per tutti gli agenti fisici deve essere effettuata con cadenza almeno quadriennale e deve contenere come elemento centrale la determinazione dell’esposizione a cui sono soggetti tutti i lavoratori che utilizzano macchine o attrezzature che producono vibrazioni interessanti il sistema mano-braccio o il corpo intero. Il testo unico della sicurezza il D.Lgs. 81.08 prevede che la valutazione del rischio vibrazioni possa essere effettuata sia senza misurazioni (sulla base di appropriate informazioni reperibili dal costruttore e/o da banche dati accreditate), sia attraverso misurazioni, che ad oggi risulta il metodo di riferimento. In che modo si misurano le vibrazioni? L’intensità delle vibrazioni trasmesse ai lavoratori viene misurata mediante la grandezza dell’accelerazione che ha come unità di misura m/s². Le norme tecniche di riferimento, sia per le misurazioni che per il successivo calcolo dell’esposizione giornaliera, sono rispettivamente la UNI EN ISO 5349 parte I, II per le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio, mentre la UNI ISO 2631/14 per le vibrazioni trasmesse al corpo intero. I rilievi vengono effettuati tramite uno strumento chiamato accelerometro o vibrometro con adattatori specifici per mano-braccio e corpo intero, collegato poi ad un analizzatore per l’acquisizione ed elaborazione dei dati. I dati rilevati saranno utilizzati per il calcolo dei valori di esposizione dei lavoratori che saranno successivamente confrontati con i valori d’azione e limite presenti nel testo unico al fine di identificare una fascia di rischio. La normativa, fissa infatti, relativamente ad un’esposizione giornaliera un valore di azione che rappresenta una soglia e qualora venga superata obbliga il datore di lavoro alla sorveglianza sanitaria per lavoratori esposti ed una serie di adempimenti per il controllo e la riduzione dell’esposizione a vibrazioni. Se questo valore dovesse essere superato, il datore di lavoro deve adottare misure immediate per riportare i valori di esposizione al di sotto del valore stesso, individuare le cause di superamento e adottare di conseguenza le misure di prevenzione per evitare un nuovo superamento. Come può intervenire il datore di lavoro per ridurre al minimo il rischio? Scelta di altri metodi di lavoro (metodi alternativi che richiedono una minor esposizione a vibrazioni); Scelta di attrezzature adeguate e concepite nel rispetto dei principi ergonomici, che producano il minor numero possibile di vibrazioni; Dotando le attrezzature di sedili che attenuino efficacemente le vibrazioni trasmesse al corpo intero; Maniglie e guanti antivibranti che attenuino le vibrazioni emesse al sistema mano-braccio; Il datore di lavoro deve inoltre prevedere adeguati programmi di manutenzione delle attrezzature; La progettazione e l’organizzazione dei luoghi di lavoro e di orari appropriati con adeguati periodi di riposo; Un’adeguata informazione e formazione dei lavoratori sull’uso corretto e sicuro delle attrezzature di lavoro; Limitazione della durata e l’intensità dell’esposizione;

  • MUD: Modello Unico di Dichiarazione Ambientale

    Oggi, volevo cambiare un po’ e parlare di ambiente, ma non solo l’argomento è soggetto di cambiamento, oggi variamo leggermente anche nello stile, ho deciso di prendere un argomento molto importante per quanto riguarda le norme ambientali e di rispondere a quelle che sono le domande che solitamente ci pongono i nostri clienti. Bene, fatta questa breve premessa, iniziamo a rispondere ora alle domande… Cos’è il MUD? Essa è una comunicazione che enti ed imprese devono presentare annualmente, in questa dichiarazione viene indicata la quantità e la tipologia dei rifiuti che hanno prodotto o gestito nel corso dell’anno precedente a quello di presentazione. Per esempio, nel 2021 il MUD sarà da compilare con i dati relativi al 2020. Entro quando deve essere presentato? Solitamente il MUD viene sempre presentato con scadenza ultima il 30 aprile, ma causa pandemia negli ultimi due anni la scadenza ha subito delle modifiche, 30 giugno per quanto riguarda il 2020 mentre il 16 giugno per quanto riguarda l’anno in corso ovvero 2021. Per comprendere al meglio quanto segue è bene che tu abbia ben chiaro cosa sia un rifiuto, si definiscono quindi rifiuti le sostanze o gli oggetti che derivano da attività umane o da cicli naturali, di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi. Vengono classificati secondo l’origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali, e, secondo le caratteristiche in rifiuti pericolosi e non pericolosi. Quindi… Quali sono i soggetti obbligati alla presentazione e quali no? Vediamo quali caratteristiche deve avere un’azienda per essere soggetta al modello unico di dichiarazione ambientale: Tutti coloro che a titolo professionale fanno attività di raccolta e trasporto rifiuti I commercianti e gli intermediari di rifiuti senza detenzione, quindi anche chi non possiede un magazzino di proprietà dove stocca rifiuti Tutte le imprese o enti che svolgono operazioni di recupero e smaltimento rifiuti Tutte le imprese e gli enti che producono rifiuti pericolosi (rifiuti dannosi per l’uomo e l’ambiente) Tutte le imprese agricole che producono rifiuti pericolosi o hanno un volume d’affari superiore a €8000 Tutte le imprese ed enti che hanno più di dieci dipendenti e producono rifiuti non pericolosi Come deve essere presentato? Il MUD deve essere presentato in modo telematico accedendo al portale www.mudtelematico.it , per entrare nello stesso occorre essere in possesso di un’autenticazione dell’identità quale SPID, CNS o CIE. Una volta ottenute le credenziali di accesso ed effettuato il login, vi sono sei tipologie di dichiarazione. Le prime due sono relative all’anagrafica e alle autorizzazioni, la terza è relativa ai veicoli fuori uso, e via via troviamo imballaggi, rifiuti urbani assimilabili ed in fine la comunicazione produttori apparecchiature RAEE. Basterà fare una verifica interna dei registri di carico e scarico e formulari, andando a conteggiare quanto richiesto dalle schede presenti sul portale. È molto importante sapere che per ogni filiale che l’azienda possiede bisogna provvedere a compilare MUD differenti paradossalmente anche se il comune è il medesimo, non si deve assolutamente fare fede alla ragione sociale ma alla quantità di sedi operative che l’azienda possiede. Vi sono delle modifiche rispetto al 2020? Il 28 febbraio del 2021 vi è stata una modifica all’articolo 258 del codice dell’ambiente che diminuisce leggermente le sanzioni per chi non presenta il MUD entro 60 giorni dall’ultima scadenza e una leggera diminuzione in termini economici per chi non presenta nulla ma è soggetto alla dichiarazione stessa. Inoltre, come già ricordato in precedenza vi è un cambiamento di termine ultimo, che nel 2020 era il 30 giugno mentre per il 2021 sarà il 16 sempre dello stesso mese. Ultima cosa che è bene sapere… Quali sono le sanzioni per mancata presentazione? I soggetti che non effettuano la comunicazione, o che la effettuano in maniera inesatta o incompleta, sono punibili con una sanzione amministrativa pecuniaria che va dai duemila euro sino ai diecimila. Quindi manca ormai un’mese alla data di scadenza per presentare il MUD, ti sei già attivato? Ricordati che non manca molto, il 16 di giugno è ormai alle porte, ho volutamente colto l’occasione per parlare di questa dichiarazione ambientale proprio con il fine di ricordarti la scadenza impellente.

  • Rischio elettrico: la norma CEI 11-27

    Il rischio elettrico “generico” Per rischio elettrico generico si intende la semplice presenza di energia elettrica in un ambiente, ad esso è associato un rischio, chiamato “rischio elettrico”. Le sorgenti del rischio elettrico sono quei sistemi, impianti, apparecchi, componenti, materiali nei quali è presente energia elettrica. Si dice che la presenza dell’energia è “intenzionale” nei sistemi di produzione, trasmissione, distribuzione e utilizzazione dell’energia elettrica; a questo proposito, negli ultimi anni la progressiva diffusione degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di tipo domestico (fotovoltaico, minieolico) ha incrementato la probabilità di incorrere in eventi di questo tipo. Esistono infine fenomeni elettrici completamente accidentali, come le scariche atmosferiche, l’accumulo di cariche elettrostatiche (che possono innescare incendi o esplosioni) e la presenza delle cosiddette masse estranee (che possono introdurre nell’ambiente tensioni pericolose o ridurre l’efficacia delle protezioni). Il rischio elettrico “specifico” ovvero nei luoghi di lavoro Per ragioni di chiarezza è necessario richiamare alcune definizioni normative, quali: Luogo di lavoro: per luoghi di lavoro si intendono i luoghi destinati ad ospitare posti di lavoro, ubicati all’interno dell’azienda o dell’unità produttiva, nonché ogni altro luogo di pertinenza dell’azienda o dell’unità produttiva accessibile al lavoratore nell’ambito del proprio lavoro. Rischio su un luogo di lavoro o rischio “specifico”: il rischio è la probabilità di un raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alle loro combinazioni. Pertanto, il rischio è il prodotto di una probabilità che capiti un evento dannoso per una magnitudo, ovvero l’entità, del danno stesso. La normativa impone che i rischi sul luogo di lavoro debbano essere valutati molto attentamente dal datore di lavoro, dove l’analisi è il momento iniziale di un processo che interessa tutta la produzione, che va pianificata in modo da eliminare o, almeno, ridurre il rischio. È bene non confondere il concetto di “rischio” con quello di “pericolo”, quest’ultimo, infatti, rappresenta la proprietà intrinseca di causare danni; quindi, un lavoratore potrebbe stare in un ambiente con molte sorgenti di pericolo ma non essere sottoposto a rischio, nel caso in cui, ad esempio, la sua mansione si svolga a idonea distanza di sicurezza. AI sensi del D.Lgs 81/08, definito comunemente come Testo Unico sulla Sicurezza, il rischio elettrico è: “il rischio derivante dal contatto diretto o indiretto con una parte attiva non protetta di un impianto elettrico, così come il rischio d’incendio o esplosione derivanti dal pessimo stato di manutenzione o dall’imperizia nell’impiego di impianti e strumentazione”. Per evitare i rischi più o meno evidenti legati agli impianti elettrici e ai lavori nei loro pressi, il Testo Unico, così come gli standard di sicurezza (es. Norma CEI 11-27) sottolineano la necessità della messa in sicurezza delle linee e degli impianti attraverso la costante manutenzione e gli interventi effettuati esclusivamente da personale certificato come idoneo e qualificato per eseguire lavori elettrici. Il lavoro elettrico, non elettrico e ordinario La norma CEI 11-27 definisce come lavoro elettrico “un intervento su impianti o apparecchio con accesso alle parti attive (sotto tensione o fuori tensione) nell’ambito del quale, se non si adottano misure di sicurezza, si è in presenza di un rischio elettrico”. Rimane inteso che la norma si applica alle sole parti attive accessibili, ovvero quelle che possano essere raggiunte dal dito di prova indipendentemente dalla sua posizione; se infatti la parte non fosse accessibile non avrebbe luogo il rischio elettrico in quanto la probabilità del verificarsi dell’evento dannoso sarebbe nulla. Con riferimento al D.lgs. 81/08, il lavoro elettrico si divide in varie categorie a seconda delle distanze interposte tra il lavoratore (con il proprio corpo o con un attrezzo isolante o conduttore) e le parti attive, a seconda del livello di tensione. Lavoro sotto tensione: lavoro svolto ad una distanza inferiore o uguale a DL (zona di lavoro sotto tensione). Tale distanza è la minima sotto la quale non è più garantita la tenuta del dielettrico interposto (normalmente aria) e può avvenire un arco voltaico tra parte attiva e lavoratore. Lavoro in prossimità: lavoro svolto ad una distanza superiore a DL ma inferiore o uguale a DV(zona di lavoro in prossimità) con DL < DV Vi è poi nella classificazione di lavoro non elettrico, detto anche lavoro in prossimità, svolto tra una distanza superiore a DV ma inferiore a DA9 (zona di lavoro non elettrico) con DV < DA9. Infine, quando i lavori sono svolti a0 una distanza superiore o uguale a DA9, il lavoro è di tipo ordinario. Le nuove figure introdotte La IV edizione della norma CEI 11-27 introduce due nuove figure per la sicurezza nei lavori elettrici che affiancano le già note funzioni di Responsabile dell’Impianto (RI) e Preposto ai Lavori (PL). A tali nuove figure viene dato il nome di Persona o Unità Responsabile dell’impianto elettrico (URI) e di Persona o Unità Responsabile della realizzazione del Lavoro (URL). L’unica responsabilità che compete all’URI è quella di programmare la manutenzione dell’impianto per garantirne la sicurezza nel tempo. La differenza sostanziale tra URI e RI è che il primo è responsabile dell’impianto durante il funzionamento ordinario, mentre il secondo è responsabile della sicurezza durante un lavoro elettrico. URL, ossia l’Unità Responsabile della realizzazione del Lavoro, è definita come l’Unità o Persona alla quale è demandato l’incarico di eseguire i seguenti compiti: Condividere con l’RI le modalità di esecuzione del lavoro; Predisporre un eventuale piano di intervento; Individuare la figura di PL Verificare la formazione degli addetti al lavoro; Verificare la disponibilità di procedure, attrezzature, DPI e quant’altro necessario per la corretta esecuzione del lavoro. Due nuove figure per aumentare la sicurezza Per quanto attiene le responsabilità in tema di salute e sicurezza sul lavoro a carico dei soggetti che rivestono i ruoli di URI, RI, URL e PL, è bene precisare che è impossibile definire a priori una precisa corrispondenza tra queste figure e quelle di datore di lavoro, dirigente, preposto e lavoratore indicate dal D. Lgs. 81/08, in quanto le responsabilità, infatti, dipendono dalle effettive strutture organizzative, nonché dai reali compiti svolti. In tal senso è chiarificatrice la nota numero 9 della norma CEI 11-27, che recita: “Il PL della presente Norma ha tutte le attribuzioni del preposto cui si riferisce in modo generale il D.Lgs 81/08 e anche quelle particolari nel campo elettrico: pertanto, la figura del PL della Norma CEI 11-27 non necessariamente coincide con quella del D.lgs. 81/08”. Quali sono le qualifiche per fronteggiare i rischi elettrici? PES (Persona Esperta): soggetto che ha un’istruzione in merito all’impiantistica ed alla normativa elettrica ed ha esperienza di lavori elettrici. Ha quindi la capacità di valutare i rischi, di attuare le misure di protezione necessarie e di affrontare gli imprevisti che si possono verificare in occasione dei lavori elettrici. In breve, è in grado di organizzare ed eseguire in autonomia i lavori elettrici fuori tensione; PAV (Persona Avvertita): soggetto che ha le caratteristiche di un PES ma ad un livello inferiore; infatti, non è in grado di affrontare in autonomia l’impostazione del lavoro e gli imprevisti. Può dunque lavorare da solo ma soltanto dopo aver ricevuto le istruzioni da un PES per un determinato e specifico lavoro PEI (Persona Idonea): soggetto che ha le caratteristiche del PES ma ad un livello superiore, ovvero che ha le capacità di eseguire un lavoro elettrico sotto tensione in base alla capacità tecnica, formazione conseguita ed esperienza maturata. Tale acronimo è presente solo nel Testo Unico e non nella CEI 11-27. PEC (Persona Comune): soggetto comune, senza particolare conoscenza e formazione di natura elettrica, che possono eseguire lavori elettrici solo fuori tensione e sotto la supervisione di un PES o di un PAV.

  • Sicurezza sul lavoro: un elemento imprescindibile

    Buongiorno Caro lettore, Come ben saprai a più o meno un anno dalla catastrofe epidemiologica che il nostro paese ed in particolare Bergamo ha dovuto subire, tutte le imprese stanno nuovamente reintegrando il loro organico dipendenti. Finalmente la pessima e precaria situazione lavorativa dovuta al Covid-19 sta piano piano scomparendo, non neghiamo che qualche strascico lo ha lasciato e ci spiace per le persone che in questo momento versano in cattive acque, ma a renderci fieri del nostro paese anche se in maniera lieve sono appunto i reintegri dovuti, ad una più che evidente ripresa economica che sta caratterizzando questo primo semestre del 2021. Il Nord Italia in particolare la Lombardia sono da anni i protagonisti della crescita del nostro paese, basti pensare che secondo gli ultimi dati Istat risalenti al 2018 un quinto del PIL Italiano viene prodotto proprio all’interno della nostra regione, Questo significa che noi cittadini Bergamaschi, Milanesi, Bresciani, Lodigiani, Comaschi, insomma lombardi, tutti i giorni con il sudore del nostro lavoro contribuiamo in modo sostanziale al futuro della nostra penisola. È proprio per questo motivo che in un momento di ripartenza importante come quello che stiamo affrontando, veniamo chiamati in causa per dare il massimo del nostro contributo presso le nostre sedi lavorative, cercando di portare avanti una cultura volta all’artigianalità, alla qualità e all’ innovazione che da sempre caratterizzano le piccole medie imprese di questo territorio. Ma questa nonostante le cose positive che ho già citato non è una favola a lieto fine, anzi tutt’altro perché infatti ciò di cui ti volevo parlare oggi sono cinque decessi e due infortuni gravi avvenuti sul territorio Bergamasco dal 4 maggio al 4 giugno del 2021. Non sono solito affrontare questo tipo di argomenti, anzi solitamente cerco di fare appassionare i miei lettori alla sicurezza, perché non è sempre come la dipingono molte testate giornalistiche, che parlano solo di multe, infortuni e morti. La sicurezza fa parte dell’etica e dello sviluppo delle imprese presenti sul nostro territorio e come tale è giusto che se ne parli per stimolare gli imprenditori sia che sono nostri clienti che non a tutelare i propri dipendenti per farli lavorare in un luogo sano e sicuro che punta ad assicurarsi un posto tra le aziende del futuro. Ma oggi dopo aver analizzato l’ultimo mese nella provincia di Bergamo per quanto concerne la salute e la sicurezza sul lavoro, mi sento di dover dedicare almeno un’edizione della nostra chiacchierata settimanale alle povere vittime che hanno perso la vita sul posto di lavoro. Partirò dal 4 maggio andando in ordine cronologico dall’evento più lontano all’evento più vicino alla data odierna scrivendo brevemente quanto accaduto e cercando di fare sia una breve riflessione della situazione specifica sia una riflessione globale al termine. 4 Maggio 2021 Leffe, quarantunenne s’incastra nei rulli e rischia di perdere un braccio. Secondo quanto riportato dalle testate giornalistiche locali il quarantunenne residente a Fiorano al Serio mentre stava svolgendo il suo lavoro presso una storica azienda tessile della zona, avrebbe accidentalmente inserito il braccio all’interno di un macchinario perdendolo in modo definitivo, i colleghi presenti sul posto, hanno prontamente chiamato i soccorsi che si sono precipitati sul posto con l’elisoccorso portando il malcapitato in ospedale. Come già detto in precedenza questo è un periodo molto florido per le aziende, che dopo un periodo di chiusura forzata si trovano nuovamente a far fronte ad una montagna di nuovi ordini, ma questo crea delle pressioni nel personale che dovendo lavorare in situazioni di stress costante, rischia di commettere alcuni errori. Se a questa considerazione sommiamo la mancanza della messa in sicurezza dei macchinari, l’infortunio è dietro l’angolo. Infatti, in questo caso probabilmente il macchinario non era previsto di paratie protettive per il lavoratore o addirittura di uno spegnimento di emergenza. Ricordo che le nostre sono supposizioni, non la realtà, ma avendo molta esperienza possiamo dire la nostra considerando la mole di situazioni similari che ci si sono palesate negli anni. 6 Maggio 2021 Morto a Pagazzano operaio edile di quarantasei anni Secondo le prime notizie dei quotidiani presenti in rete, l’uomo sarebbe stato schiacciato da una lastra di cemento armato mentre era impegnato nella posa della stessa in un cantiere nei pressi di Pagazzano in provincia di Bergamo, inutile dire che l’intervento dei soccorsi è risultato inutile. Tale incidente ha scatenato i sindacati che fanno notare come nel 2021 i cantieri siano ancora il luogo dove vengono registrate il maggior numero di morti, soprattutto nella provincia di Bergamo. Gli stessi chiedono un rafforzamento dei controlli all’interno dei cantieri da parte degli organi competenti ed una formazione dei lavoratori più duratura e rigida. Da quanto emerso è difficile cercare di fare un commento a tale articolo in quanto non vi è nessun dettaglio che ci permetta di dire con certezza cosa è accaduto realmente, ma possiamo presupporre che il problema sia stato sulla movimentazione della lastra, molti casi sono riconducibili agli errati ancoraggi degli elementi prefabbricati sia in cemento che in altri materiali. Sarebbe bene che le aziende che sono solite alla movimentazione di materiale istituissero un iter lavorativo per il quale ogni addetto alla movimentazione sia in una situazione di riparo da eventuale cedimento e caduta del carico. Sono anche d’accordo che non sempre sia possibile attuare tali misure di prevenzione, ma è bene che in queste situazioni vi sia un’attenzione particolare a tutti i dettagli per evitare situazioni irreversibili. 18 Maggio 2021 Marco Oldrati l’operaio di San Paolo D’argon precipitato in un cantiere sito in Provincia di Varese Marco Oldrati aveva soli 52 anni mentre stava eseguendo un’operazione di carotaggio all’interno del centro commerciale La Fornace di Tradate. In base alle prime testimonianze dei colleghi, Oldrati sarebbe caduto da un trabattello alto poco meno di due metri procurandosi un trauma cranico e toracico che è risultato fatale. È attualmente in corso l’autopsia per comprendere se Marco ha avuto un malore che è stato causa dell’incidente. Appurato che ancora sono incerte le motivazioni del decesso, quello che possiamo dire a riguardo è che sicuramente nel momento in cui vi sono delle lavorazioni in quota, anche se ad una altezza non particolarmente pericolosa, sono di vitale importanza i DPI come il casco e l’imbracatura che deve essere ancorata con il corretto moschettone ai correnti in grado di resistere al carico. Inoltre, è bene che vi sia alle spalle una corretta formazione come il corso per lavoratori in quota, anche se in questo caso specifico, considerando l’altezza minore di due metri non sarebbe stato obbligatorio. Nello stesso giorno a poche ore di distanza… Operaio cinquantaquattrenne investito da un tir mentre eseguiva una manovra Sergio Persico stava attraversando a piedi il piazzale antistante alla ditta De Berg di Spirano, quando è stato travolto da un collega alla guida di un tir durante la fase di manovra. Alla guida un quarantaduenne bergamasco, che una volta accortosi dell’accaduto ha provveduto a chiamare i soccorsi, che al loro arrivo hanno provato a rianimare l’uomo senza successo. È pesante il bilancio delle tragedie sul lavoro che riguarda la provincia di Bergamo, si tratta della terza vittima sul lavoro in una decina di giorni. Anche il mondo politico si unisce al cordoglio, il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana ha parlato dell’ennesimo lutto grave ed ingiustificabile, spiegando che la regione ha incrementato le azioni a salvaguardia dei lavoratori con un impegno costante. Ho appositamente riportato quanto detto da Fontana per farti comprendere la gravità della situazione che stiamo attraversando, ogni anno sono molti i morti sul lavoro, ma molti decessi in così breve termine auspicano uno scenario terribile nel lungo periodo, ed è anche per questo motivo che i sindacati scendono in piazza settimanalmente. Per quanto riguarda Sergio Persico, non sono molte le parole da spendere. Come in tutti i casi di incidenti, l’attenzione è forse l’elemento che è venuto meno, l’autista avrebbe dovuto prestarne di più prima di eseguire la manovra, sembra stupido ma anche solo un’occhiata agli specchietti avrebbe potuto fare la differenza ma senza dubbio le mie parole a postumi servono a poco nulla. Una delle azioni che risolverebbero a mio avviso tale problematica è l’installazione di un lampeggiante e di un cicalino in fase di retromarcia, in modo da avere un avviso sia di tipo visivo che di tipo acustico accorgimenti che avrebbero potuto allertare Sergio, evitando così la catastrofe. 26 Maggio 2021 Ennesimo infortunio sul lavoro, ad Albano ferito un operaio di 43 anni Poco prima delle 8 un operaio di 43 anni è rimasto ferito ad Albano Sant’Alessandro, presso un’azienda che si occupa di saldature specializzate su valvole e componenti di impianti petroliferi e chimici. L’infortunato, titolare di un’impresa esterna di idraulica industriale, si trovava all’interno dell’azienda per un intervento presso una valvola industriale di notevole peso e dimensioni, per cause ancora da chiarire il pezzo è caduto a terra colpendo il lavoratore ad entrambe le gambe. L’infortunato ha riportato diversi traumi ed è stato prontamente portato in pronto soccorso. In questo caso fortunatamente non si parla di decesso, ma pur sempre di un infortunio grave che potrebbe avere danni permanenti sul malcapitato. Purtroppo, le cause della caduta della valvola sono ancora da accertare, ma come nel primo decesso che abbiamo analizzato, la causa dell’infortunio è la movimentazione di carichi pesanti, è indispensabile che aziende come quella in questione abbiano dei piani di movimentazione che previa analisi del rischio specifico tutelino la sicurezza dei lavoratori. Inoltre, vi dovrebbero essere delle procedure di ancoraggio e stabilizzazione dei pezzi durante tutte le fasi di lavorazione, in modo da impedire il cedimento del grave e causare gravi danni come quanto accaduto. 3 Giugno 2021 Incidente in A21 a Fiorenzuola: morti 5 operai di Bergamo e Brescia Nel pomeriggio del 3 giugno nel tratto di collegamento tra la A1 e la A21 i 5 operai stavano rientrando a casa dopo una giornata di lavoro presso il “Parma Food Business Incubator” sito per l’appunto a Parma, quando da una prima ricostruzione pare che il Doblò sul quale viaggiano gli operai si sia schiantato ad alta velocità contro un autocarro fermo in coda per un altro incidente, causandone la morte sul colpo. Erano tutti operai edili presso un’impresa di Corte franca in provincia di Brescia, tra i deceduti troviamo AzEddine ErRahhali un quarantenne di origine marocchina residente a Covo in provincia di Bergamo. Ahimè, la vicenda si commenta da sola, gli incidenti nei tratti casa-lavoro, lavoro-casa definiti in itinere sono una delle maggiori cause di infortunio, e come potrai immaginare è molto complesso fare prevenzione da parte delle aziende in tal senso. I datori di lavoro si augurano che vi sia l’uso del buon senso quando si è alla guida, soprattutto con altre vite a bordo. In questo caso alla guida c’era Bruno Bracchi, operaio di 67 anni prossimo alla pensione, che di esperienza in strada ne aveva molta esattamente come in cantiere, ma purtroppo non è bastata per scampare all’incidente. La strada è un luogo pericoloso in qualsiasi momento della giornata a prescindere dal lavoro, ed è bene che vi sia la giusta attenzione e concertazione alla giuda per evitare di essere i protagonisti di un misfatto, anche se è vero che a volte si è vittime di disattenzioni altrui. 4 giugno 2021 Camionista cinquantanovenne morto durante le operazioni di scarico merce Nella mattinata di venerdì 4 giugno presso la Plastic Leffe si è verificato un incidente mortale che ha visto coinvolto un lavoratore di 59 anni residente in provincia di Treviso. Mentre il lavoratore si accingeva a scaricare il materiale dal proprio camion, dopo aver aperto il portellone posteriore e sganciato le cinghie che trattenevano il carico, due grossi imballi di plastica del peso di circa 500kg sono precipitati dal pianale travolgendo l’uomo. Per commentare questo drammatico incidente e per dare una chiusa a questo articolo che è durato anche troppo rispetto ai canoni al quale sono solito scrivere, riprendo le parole che ha usato Sergio Piazzolla, uno dei responsabili dell’Asl intervenuti sul posto. “Le aziende devono prevedere delle procedure operative accurate che poi devono essere ben conosciute e seguite dagli operatori per il carico, scarico stivaggio e ancoraggio sui camion della merce ingombrante e pesante. Il materiale deve essere ben fissato durante il trasporto su strada e poi deve essere movimentato in sicurezza da parte dei lavoratori che devono essere appositamente addestrati e formati per queste delicate e rischiose operazioni”. Come già detto durante l’apertura dell’articolo, la crisi dello scorso anno e la ripresa economica appena iniziata non possono essere la scusa per ignorare le norme di sicurezza o per chiedere ai dipendenti di adottare ritmi forsennati che mettono a rischio la loro incolumità e salute. Lo abbiamo visto in molti casi, anche a livello nazionale: dispositivi di sicurezza che vengono disattivati o manomessi perché rallentano la produzione. Tutto questo viene ritenuto inaccettabile dai sindacati Bergamaschi che chiedono a gran voce azioni concrete. Dopo 5 morti e 2 gravi incidenti sul lavoro in un mese anche il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha affermato che non vi sono parole per commentare quanto accaduto. Solo preghiere. Continuando afferma che il territorio bergamasco sta pagando un tributo umano inaccettabile, e che rivolgerà al ministro al ministro del Lavoro chiedendo più controlli nella formazione e nelle misure di prevenzione e protezione. Come sempre spero di averti fatto riflettere e di averti trasmesso qualcosa, ti aspetto la prossima settimana con un nuovo argomento.

  • ISO 45001: Sistema gestione sicurezza

    Iso 45001: Cosa è? Come forse già ben saprai nel 2018 è stata emanata la norma ISO 45001, che rappresenta l’unico standard ufficiale riconosciuto a livello mondiale del sistema di gestione della salute e sicurezza. Con l’attivazione della norma ISO 45001 la tua azienda non solo può introdurre un sistema di procedure metodiche organizzative finalizzate alla prevenzione di infortuni e malattie professionali, ma ne può ottenere la certificazione da parte di un organismo terzo che testerà la corretta applicazione dei requisiti normativi, rilasciando alla tua impresa un certificato riconosciuto non solo in Italia, ma anche in Europa e nel mondo. Come si fa ad introdurre un buon sistema di gestione sicurezza riconosciuto ISO? Quali step bisogna eseguire per arrivare ad avere un sistema di gestione in grado di prevenire gli infortuni e le malattie professionali? Fondamentalmente i passaggi da eseguire sono dieci: Attività di analisi preliminare: Inostri tecnici svolgeranno una prima analisi per ottenere una fotografia precisa dell’azienda in relazione agli obblighi di legge. Molto frequentemente il datore di lavoro pensa di essere a norma, ma in questa fase solitamente emergono degli obblighi non adempiuti o adempiuti in modo parziale, con il rischio di sanzioni oltre a quello di infortuni e problematiche per la salute dei lavoratori. Attività di informazione: Bisogna informare tutti i membri presenti in azienda, accertandosi che tutti si rendano partecipi nel loro piccolo. Progettazione del sistema: In questa fase si passa alla vera e propria progettazione del sistema, con la creazione dell’architettura di base che è fondamentale per non tralasciare qualche aspetto primario, ad esempio la gestione delle lavorazioni esterne svolte dai lavoratori dell’azienda, o dimenticare di includere nel sistema l’attività di manutenzione straordinaria di stabili e impianti. Procedure e regole di gestione: a questo punto si inizia a operare sulle singole procedure e regole di gestione sino al completamento di tutta la struttura precedentemente architettata. Attività formativa: Una volta completato il sistema, è sicuramente utile un’attività di formazione in cui vanno spiegate al personale aziendale regola del sistema ed il loro comportamento in relazione ai relativi aspetti. Attuare e rispettare: Si passa alla fase applicativa, in cui i lavoratori e preposti iniziano ad attuare e rispettare quanto definito nel sistema gestione sicurezza. Controllo del sistema: Per assicurarsi che il sistema sia effettivamente applicabile ed applicato è bene svolgere dei test di controllo, che verranno eseguiti dai nostri tecnici specializzati. Perfezionamenti del sistema: A seguito dei test, se previsti, vengono attuati ulteriori miglioramenti e perfezionamenti allo stesso, il tutto in maniera inversamente proporzionale all’attenzione messa nei passaggi precedenti. Start dell’azienda: Solo a seguito del perfezionamento l’azienda viene avviata alla fase di audit da parte dell’organismo terzo che rilascerà la certificazione. Primo riconoscimento del sistema: L’aver ottenuto la certificazione, non è il termine di tutte le attività che abbiamo visto in precedenza, ma è solo l’inizio, la vera sfida sta nel miglioramento dello stesso di anno in anno. Correlazione tra ISO 45001 e sicurezza comportamentale La sicurezza comportamentale è una scienza che applica le teorie sul controllo del comportamento nell’ambito della sicurezza aziendale. Mediante un meccanismo virtuoso di governo della causa effetto o più comunemente, l’incentivazione dei comportamenti positivi dei lavoratori nell’ambito della salute e sicurezza sul lavoro. Tale metodica punta a creare abitudini di lavoro sicure eliminando la principale causa di infortunio che è proprio il comportamento. È infatti dimostrato che il comportamento insicuro dei lavoratori è oggi la causa dell’80% degli infortuni sul lavoro. Noi di TQSA, siamo soliti implementare i sistemi di gestione sicurezza con queste piccole accortezze che fanno la differenza. Ci tengo infine a ricordarti che se la tua azienda è certificata OHSAS 18001 entro il 30 settembre 2021 dovrai eseguire una migrazione al sistema ISO 45001:2018, non esitare a contattarci per eseguire l’aggiornamento.

  • Autorizzazione unica ambientale: AUA

    Ancora oggi, molte sono le richieste di informazioni in merito a tale autorizzazione, così ho deciso di affrontare questo argomento nella speranza di farti comprendere al meglio la sua utilità per il settore produttivo e la difficoltà che si ha nell’ottenerla se richiesta in autonomia. Come per tutte le cose è giusto partire per gradi, iniziamo a capire prima di cosa si tratta e poi step by step ci addentriamo un po’ più nei meandri di tale autorizzazione. Cos’è l’AUA? Per AUA si intende l’Autorizzazione Unica Ambientale, a seguito del decreto 59/13 del Presidente della Repubblica datato 13 giugno 2013 che aveva lo scopo di semplificare gli adempimenti ambientali per le piccole medie imprese. L’AUA viene chiamata autorizzazione unica ambientale proprio perché si tratta di un provvedimento abilitativo unico che contiene al suo interno fino a sette diverse autorizzazioni ambientali. Se la tua azienda dovesse necessitare anche solo di una di queste sette potresti essere costretto a doverla richiedere, ed ora penso sia più che lecito chiedersi… Quali sono queste autorizzazioni? Per fornirti una panoramica chiara te le cito tutte e sette, e sono: Autorizzazione agli scarichi idrici Autorizzazione agronomica degli affluenti di allevamento Autorizzazione per emissioni in atmosfera di tipo ordinario Autorizzazione per emissioni in atmosfera di tipo semplificato Comunicazione nullaosta sull’impatto acustico Autorizzazione all’utilizzo di fanghi derivati dal processo di depurazione in agricoltura Comunicazione per il recupero dei rifiuti speciali Quindi, un unico provvedimento rilasciato da un unico ente e quindi un’unica scadenza da gestire. Bellissimo. Ma non è tutto oro ciò che luccica, la parte più complessa è proprio capire chi è soggetto a questa autorizzazione, infatti il mio consiglio è quello di affidarsi a degli esperti del settore come TQSA, che da anni si occupa di eseguire tali verifiche. A seguito di un sopralluogo con accertamenti approfonditi, saremo in grado di indicarti se la tua azienda è soggetta o meno alla richiesta di tale autorizzazione. Come deve essere richiesta? E a chi? L’AUA deve essere presentata allo sportello telematico del SUAP (sportello unico attività produttive) presso la città ove è ubicata la tua azienda. Per fare ciò bisogna inserire i propri dati e quelli aziendali per eseguire una prima registrazione ed in seguito aprire la pratica relativa all’AUA mediante l’inserimento dei documenti richiesti in formato digitale con tanto di firma attraverso la PEC. È risaputo che, quando si tratta di pratiche e presentazione di documenti agli sportelli comunali, si va incontro ad un vero e proprio calvario, è per questo motivo che se deciderai di affidarti ad un valido partner come TQSA, penseremo noi a tutto evitandoti di sembrare pazzo agli occhi dei tuoi dipendenti per il nervoso. Sappi che non si tratta di una semplice compilazione di un modulo prestampato, bisogna avere ben chiaro diversi passaggi, quali: Che tipo di progetto si vuole presentare Quali fasi lavorative saranno coinvolte, quindi quali impianti ed attrezzature verranno adoperate Che tipo di materie prime verranno impiegate, quali prodotti finiti e in quali quantità Quali saranno gli impatti sull’ambiente Tutta questa mole di documenti deve essere valutata dall’ente, e il rilascio solitamente non è per nulla automatico, deve essere tutto perfettamente redatto e a norma di legge per ottenere l’AUA. Ma cosa significa ottenere l’AUA? Una volta ottenuta la l’autorizzazione da parte dell’ente certificatore, il tuo stabilimento è autorizzato, ciò significa che potrai iniziare a svolgere l’attività per il quale hai inoltrato la richiesta, essendo ora in piena norma. Ti starai chiedendo: ”Ma io che da anni svolgo la mia attività lavorativa senza aver mai fatto richiesta di nessun tipo di autorizzazione sono passibile di sanzione?” La risposta è SI, quindi visto le tempistiche della burocrazia italiana ti consigliamo di attivarti per tempo, ogni giorno è cruciale per diminuire io rischio di sanzioni.

  • Rischio cellulare: il nuovo amianto?

    Quando, e se di cellulare si muore? Cosa devi temere? E cosa puoi fare per tutelare te stesso ed i tuoi dipendenti? Caro lettore, devi sapere che il 12 ottobre del 2012, una sentenza della corte di cassazione, ha segnato un passaggio storico per la prima volta in Italia, viene infatti riconosciuto il nesso di causa effetto tra l’uso reiterato del cellulare a scopi professionali e l’emergere di una patologia tumorale, nello specifico si tratta di un tumore al nervo trigemino. Nella sentenza in questione tale problema era stato sviluppato da un direttore commerciale che data la sua posizione lavorativa era solito ad un uso spropositato del telefono cellulare. Sentenza che passerà alla “storia” come primo punto fermo all’interno di uno scenario di rischio che ancora oggi possiede parecchie zone d’ombra. Da una decina d’anni a questa parte lo smartphone è diventato parte della nostra quotidianità, è il primo oggetto che controlliamo appena ci svegliamo, e l’ultimo prima di addormentarci, senza parlare dei momenti in cui utilizziamo tale strumento con fini lavorativi. Ma a cosa comporta essere sempre sottoposti a campi elettro magnetici? Alcune ricerche scientifiche ci confermano che determinate attività quali: L’utilizzo durante i viaggi in treno L’utilizzo durante i viaggi in auto, con l’aggravante dei vetri oscurati Il mancato utilizzo degli auricolari Sono dannose per la salute dell’uomo, in quanto vi sono rapidi cambi di frequenze radio nel caso dello spostamento su rotaie, mentre per quanto riguarda l’auto il problema è l’effetto Faraday, che brevemente consiste in un rimbalzo di onde all’interno dell’abitacolo dell’auto per effetto dello spostamento della stessa con un’aggravante per le auto che possiedono i vetri oscurati (maggiore presenza di materiale ferroso nella composizione del finestrino che aiuta il rimbalzo delle onde). Ma tralasciando il lato scientifico, non si può che prescindere dalla sentenza della corte di cassazione ed il testo unico della sicurezza nella sua quinta parte, che obbliga il datore di lavoro è tenuto a valutare tutti i rischi annessi e connessi per cercare di arginare tale problema e tutelare la salute dei suoi dipendenti. Infatti, come è ben noto a tutti, il datore di lavoro è bene che valuti il rischio cellulare in quanto la sua figura professionale è: La figura garante di salute e sicurezza sul lavoro Il soggetto debitore di sicurezza Il diretto responsabile della valutazione dei rischi Quindi come puoi notare, sono molte le responsabilità che lo legano ai suoi dipendenti, ed è di fondamentale importanza valutare in modo approfondito questo tipo di rischio per la tutela delle figure più o meno esposte all’utilizzo del telefono cellulare. Se pensi che tu o i tuoi dipendenti siate esposti a questo tipo di rischio, controlla il tuo DVR e verificane.

  • Ristoranti adibiti a servizio mensa: ecco l’escamotage per tenere aperto

    Oggi ti volevo parlare di un fenomeno che da ottobre 2020 ad oggi si sta espandendo a macchia d’olio nelle nostre città. Sempre più frequentemente ci capita di vedere delle persone sedute al ristorante durante l’ora di pranzo, e di chiederci come mai alcune persone possano usufruire di tale servizio. Molto semplice nei vari DPCM varati dal Governo italiano si dà la possibilità ai ristoratori di fare da servizio mensa per le aziende che non hanno altre soluzioni se non il ristorante, sempre garantendo la distanza di almeno un metro e la sicurezza all’interno del loro locale. Come si legge anche nel più recente Decreto-legge del 13 marzo 2021: “nelle zone arancioni e rosse continuano a essere consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, nei limiti e alle condizioni di cui al periodo precedente”. La possibilità di svolgere servizio mensa alle aziende non può però rappresentare una scorciatoia di ristoranti, bar, trattorie per accogliere in pausa pranzo, oltre ai lavoratori, anche altri clienti perché ci teniamo a ricordare che in caso di mancanza di uno o più requisiti previsti dal Ministero sono previste sanzioni. Lo scopo della disposizione è quello di lasciare la possibilità di risolvere il problema della pausa pranzo per tutte quelle aziende che non possono ricorrere allo smart working e che non possiedono degli spazi adibiti a mensa interna e, dunque, necessitano di una soluzione per gestire in modo sicuro la pausa pranzo dei propri dipendenti. L’iter per trasformare un ristorante in mensa aziendale è piuttosto preciso. Prima di tutto deve esistere l’autorizzazione da parte delle autorità territoriali, che avviene, in questo momento di emergenza Covid-19, in modo semplificato. Se sei un ristoratore, o conosci qualcuno che vorrebbe trasformare il suo ristorante in mensa ecco la procedura completa: Prima di tutto deve esistere l’autorizzazione da parte delle autorità territoriali Quindi, come abbiamo già visto, il ristorante dovrà aprire (ove richiesto dalle entità amministrative territoriali) lo specifico codice ATECO 56.29.10 di mensa aziendale, con integrazione SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) da inviare al SUAP Deve, poi, esistere un contratto di mensa aziendale tra ristorante e azienda, che preveda delle specifiche convenzioni per la pausa pranzo, concesse solo ai lavoratori e nei giorni lavorativi Non è sufficiente il pagamento del pranzo tramite buoni pasto: i ticket restaurant infatti, da soli, non prefigurano un servizio mensa Su richiesta degli organi territoriali, deve poter essere mostrata la copia dei contratti sottoscritti con le aziende e l’elenco nominativo del personale beneficiario del servizio (il tutto rispettando la Privacy Policy secondo i regolamenti del GDPR) Devono essere, infine, garantite tutte le norme anti-contagio: al tavolo è consentito un numero massimo di quattro persone, il personale deve indossare sempre la mascherina e igienizzare frequentemente le mani. La semplificazione di tale iter ha diviso l’opinione dei ristoratori in due fazioni, quelli a favore che si sono prontamente adeguati ad accogliere i lavoratori che erano soliti pranzare presso il loro ristorante, ed i ristoratori che per solidarietà nei confronti delle categorie colpite dal Covid-19 hanno deciso di rimanere chiusi senza adottare nessun tipo di escamotage, che gli avrebbe permesso di tenere aperto, con tutte le restrizioni del caso. Come sempre in Italia vi sono alcune persone che pensano di essere più furbe di altre, che in barba alla legge hanno deciso di offrire ristoro anche a persone che non possedevano un contratto di servizio mensa, fortunatamente le forze dell’ordine hanno aumentato i controlli ed hanno sanzionato i ristoratori che svolgevano un’attività illecita. Siamo riusciti a reperire i dati della città di Bergamo da un documento rilasciato dalla polizia locale di via Coghetti, durante il 2020 sono stati svolti 5512 controlli e comminate 24 sanzioni, mentre nel 2021 i controlli sono stati 1573, con un totale di 49 sanzioni, questo a conferma di quanto scritto. Io Rossano Belloni e noi di TQSA non ci schieriamo a favore di nessuna delle due “fazioni”, comprendiamo che questo sia un momento di difficoltà per molti dei ristoratori italiani, e avere anche solo pochi coperti ogni giorno possa essere fondamentale per il proseguo della vita della loro attività. Dall’altro canto comprendiamo anche chi non voglia scendere a compromessi per eseguire il proprio lavoro, rispettando tutte le categorie che questa pandemia ha colpito maggiormente, evitando possibili contagi all’interno del proprio locale. E tu cosa ne pensi? Usufruisci di tale servizio? Sapevi di questa possibilità? Faccelo sapere.

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